Secondo EP per la band campana che condensa immagini impalpabili e rarefatte in pensieri musicali cangianti
Secondo EP per le Coma Berenices, che dopo “Delight” del 2016 propongono sei nuove tracce strumentali in cui la chitarra elettrica e le tastiere di Antonella Bianco e le chitarre (elettrica e acustica) e il mandolino di Daniela Capalbo dialogano tra loro accompagnate delle ritmiche di Andrea De Fazio e dal clarinetto di Gabriele Cernagora condensandosi in pensieri musicali cangianti che seguono immagini impalpabili e rarefatte.
Il dischetto si inaugura con la fluttuante “Arché”, le cui frasi melodiche danzano leggere ed eleganti permettendo al corpo di librarsi in volo nell’aria fino a raggiungere le stelle. È lì che la danza si fa più visionaria e giocosa, con i due episodi intitolati appunto “Keep your feet on the stars”: nel primo la chitarra vagheggia allegramente godendosi l’assenza di gravità mentre nella seconda e più corposa parte ci si ferma a guardare da lassù l’universo illuminato dal firmamento e le emozioni crescono insieme alla dinamica del brano che con quel picking finale, come la sensazione che ti prende lo stomaco quando sei su una giostra, sembra anche solo per un attimo ritrovare la fiducia nella vita. Una volta scesi si viene però travolti dalla leggera malinconia di “Silent days”, che potrebbe far da colonna sonora a queste giornate in cui l’intero pianeta è stato davvero messo a tacere e il silenzio ci fa trovare faccia a faccia con il caos che ci portiamo dentro, di cui “À l’improviste” raccoglie i pezzi articolandosi tra le diverse trame che animano il prisma della nostra personalità come individui che cercano di uscire dal guscio della solitudine. Tutto questo percorso trova la sua enfasi e la sua conclusione in “Riyad”, il brano che resta più impresso di tutto il disco con le sue frasi sospese, le risposte sfuggenti e il loop della chitarra che sembra consolarci dicendo che anche se il futuro è incerto oggi siamo vivi, mentre il finale in dissolvenza dimostra che il domani è ancora tutto da scrivere. Come quello della band campana, che sta muovendo piccoli ma sempre più convincenti passi verso il primo vero e proprio episodio sulla lunga distanza.
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La recensione Archetype di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-04-23 13:45:00
COMMENTI (1)
Complimenti, bellissimo disco.