Primo ascolto in cuffia: magnetico ed ipnotico!
Perchè sono sonorità magnetiche quelle che riescono ad esprimere le chitarre essenziali e cariche di suggestioni noir di Luca Talamazzi, completate magnificamente da una voce a tratti ipnotica che, vibrando, racconta storie simili a piccoli cortometraggi, che gradatamente si materializzano in sfuocati frammenti vitrei, rapendo inevitabilmente l'immaginazione di chi ascolta.
"Ogni città avrà il tuo nome" è la naturale e necessaria evoluzione del progetto musicale dei Carnival of Fools, gruppo milanese nel quale militavano Maurizio Raspante (basso,organo), Mox Cristadoro (batteria) e Luca Talamazzi (voce, chitarre), insieme a Joe (Mauro Ermanno Giovanardi) dei La Crus, che dei Santa Sangre sarebbe, a mio parere, il complemento perfetto.
Canzoni come "Non prendo rose per te", "La fuga", "Mare crudele", "Canta per me Maria" sono sfondi insostituibili per un ipotetico ed immaginario 'Borderline', locale dall'atmosfera buia, fumosa e densa di vapori alcolici, linea di confine tra realtà e sogno, tra ferme certezze e laceranti dubbi, che oltrepassata ci trasforma nelle nostre piu' fffilmiche controfigure ... possibili protagonisti per Kieslowsky o Jodorowsky (non a caso il nome del gruppo e' tratto programmaticamente da un cult movie del regista cileno).
Tecnicamente il disco è suonato molto bene: linee melodiche semplici ma raffinate, scandite da micro-assoli, arpeggi e riffs di chitarre il cui riverbero contribuisce ad amplificare emozioni e percezioni, insieme alle spazzole che accarezzano la batteria di Mox ed al tremolante ed avvolgente organo di Maurizio. Da sottolineare la sfiziosissima la cover pseudo-surf di "24000 baci", puro divertissement in stile pulp fiction, dedicato a Kusturica.
Per la cronaca, corista d'eccezione in quasi tutte le canzoni è l'iperattivo Manuel Agnelli, che nell'ultimo anno è stato presente nelle produzioni rock piu' interessanti, collaboratore ed amico dei vari La Crus, Scisma, Cristina Donà, Pitch, stupefacenti sorprese della nuova e giovanissima scena indipendente italiana.
In definitiva, ancora una volta, il Consorzio Produttori Indipendenti ha prodotto chi merita, garantendomi una piacevole alternativa alla noia retorica di sanremo (scusate la minuscola!), la vera, unica, contemporanea tabula rasa mercificata.
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