Aprire il nuovo decennio alla stessa maniera del precedente, quello che ha segnato la nascita del progetto artistico: i Black Flowers Cafe continuano a sviluppare il proprio discorso attraverso la pubblicazione del secondo long play, disponibile da pochissimo ed intitolato “Flow”, per la label La Lumaca Dischi.
Undici tracce che compongono un ascolto la cui definizione migliore è immersivo: la matrice indipendente della band viene declinata attraverso una spiccata propensione universalista nel sound; echi di wave accostati al jangle pop, tribalismi nelle ritmiche e sentori tropicali fanno avvicinare questo album più alla world music che al pop oppure al rock. Ed è bello così, perché il filo che tiene sospesa l'attenzione dell'ascoltatore resta teso fino all'ultima nota, in gradevolissimi saliscendi dove l'unica cosa sicura è l'ennesima sorpresa nascosta nei risvolti di una melodia. Universo che racchiude un intimo microcosmo, perché se la musica abbraccia tanti generi i testi si àncorano all'io più introspettivo, con riscontri che oscillano tra il mondo della letteratura e la nostalgia di un passato reale e immaginato.
Un flusso che prende bene, e dimostra come il titolo scelto non sia casuale; in questa maledetta quarantena mi è capitato di ascoltare dischi davvero belli, ma qui l'asticella si alza ulteriormente e sento il bisogno di lanciare un accorato appello: appena sarà possibile riappropiarci del mondo dei concerti, addentriamoci nella bellissima giungla sonora curata dai Black Flowers Cafe.
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