Una volta tanto l'inizio è fulminante. Infatti da un po' troppo tempo gli album che ascoltavamo e recensivamo qui avevano una partenza lenta, quasi in sordina anche per, magari, quegli ep composti da una manciata di brani. E invece no, questo "I Vespri della Noia" de I Miei Resti sprinta subito appena esploso il colpo di pistola di inizio corsa. "Genova", non a caso, è il pezzo che più ci ha convinto dei liguri, con quel misto di rock, punk e electro dalle tinte fosche e cupe. Ci hanno affascinato questa commistione di elementi perché, ce li saremmo aspettati in una composizione o comunque in un disco industrial magari: ma I Miei Resti non fanno questo tipo di musica, c'è molto più ritmo sostenuto nelle loro liriche, sempre però composto con quel cielo basso e oscuro che grave sta sopra le loro teste.
Ed ecco allora, in questo viaggio composto da otto tracce che, per stessa loro ammissione, possono essere definite "otto liturgie sulla noia", è bello perdersi e lasciarsi avviluppare. Forse, se dovessimo proprio fare i criticoni, le parti meno convincenti del disco sono sul fondo ma, ve lo diciamo molto chiaramente, si tratta di questioni di poco conto, di lana caprina insomma. Quel che conta è che i genovesi hanno realizzato un grande disco sulla noia che non stucca, per così dire, neppure un secondo.
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