La fantasia abbandonata dalla ragione genera mostri impossibili: unita a lei è madre delle arti e origine delle meraviglie
Tommy Toxxic, insieme a Joe Scacchi, è una delle due metà del Wing Clan, collettivo rap romano salito alla ribalta in poco più di due anni. Quello di Tommy non è il primo lavoro solista, bensì, il primo album solista con questo nome. Precedentemente conosciuto come Goya, proprio come il pittore, le tinte fosche e le atmosfere gotiche e surreali del rapper romano sembrano ricalcare perfettamente il corrispettivo sonoro dell’artista spagnolo.
La menzione a Goya non è casuale, difatti, vorrei far vertere questa recensione sull’immagine con cui il disco è stato annunciato, immagine che rappresenta l’mc sotto tre filtri differenti: una foto canonica a indicare l’estrema realness che scaturisce dai testi. La realtà, base per le divagazioni fantastiche, per la costruzione d’immaginari assurdi e talvolta spaventosi, proprio come nel più famoso ciclo di opere del genio di Fuendetodos. Le altre due, dalle tinte alterate, rappresentano i due estremi opposti della droga e, di conseguenza, due diverse percezioni del mondo che ci circonda. Il primo, fosforescente e colorato, trova spazio nelle tracce più ironiche e divertenti dell’album (Emrata), la seconda, in bianco nero, da sfogo all’anima più cupa, depressa e profonda dell’autore (Harakiri, Ossa rotte). Estremi che vengono approfonditi di traccia in traccia nel corso del disco, impreziosito da featuring importanti esclusivamente selezionati all’interno della più odierna scena capitolina (Prince, Ketama, Ugo Borghetti, il sodale Joe Scacchi) costruendo un impianto assolutamente convincete sotto tutti i punti di vista, tanto sul piano compositivo quanto sulla creazione di un immaginario coerente e ricercato.
La danza delle streghe è un album connotato da sonorità moderne: autotune, sfumature elettroniche, influenze rock tratte dal soundcloud americano. Coadiuvato dall’ormai inappuntabile lavoro di Crookers e Nic Sarno, con la maggior parte delle produzione firmate da Nikeninja, da vita a un sound ipnotico e potente, in grado di inserirsi con credibilità nella più tipica tradizione romana, cruda, a limiti dello splatter, ma con i piedi ben piantati per terra.
“La fantasia abbandonata dalla ragione genera mostri impossibili: unita a lei è madre delle arti e origine delle meraviglie”. Inquietante e perfettamente riuscito.
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La recensione La danza delle streghe di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-04-23 21:57:00
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