Un disco garage rock che dà maggior forza e contenuto alle canzoni rispetto al precedente ep. Da ascoltare.
Capita, nel corso della vita, di avvertire un momento di triste splendore: quello in cui ci si rende conto di poter perdere tutto. Molteplici possono essere le reazioni; la più saggia consiste nell’accettare il destino per quello che è, sentirsene parte e accoglierlo. In questi casi arriva nuova luce a rivelare che nulla è fatto per restare, che la vita è transitoria e che l’unica cosa che veramente si possiede è la capacità di esistere ancora. Ecco cosa ha significato la quarantena per i Caniggiah: accendere l’interruttore creativo, pur nell’angoscia dei giorni più bui, e dar vita ad un nuovo album. Così “El Sol” è venuto alla luce attraverso sovraincisioni, nuove registrazioni, un lavoro scrupoloso sui mix in continuità col precedente ep e sotto una nuova stella: il sole.
Il suono rimane implume, acerbo ma in esso brucia il fuoco di un garage rock che acquista respiro in alcuni passaggi (“Orsetti gommosi”, “El me amor”), profondità in altri (“Gentile”, “Non mi piaci più”), leggerezza in altri ancora (“Vesuvio”, “Hollywood”) attraverso una produzione lo-fi volta ad inseguire un sogno nuovo tra suggestioni beatles (nuova versione di “Eri bella”) e infrante utopie giovanili (“Con la neve”).
Rispetto all’ep che lo precede, in questo disco si nota il desiderio di dare più forza e contenuto alle canzoni, di rimodellarle sotto una nuova prospettiva, di far arrivare i raggi del sole ad illuminare granelli di polvere che finalmente appaiono come brillantini sospesi.
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La recensione E Sol di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-05-23 19:50:37
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