La marmellata più buona è quella con i pezzi di frutta che si lasciano accarezzare dal coltello mentre li spalmi sulla fetta di pane tostato, un po’ come accade nella musica di questi due particolari Little Pieces Of Marmelade raccolti da un albero blues piantato per sbaglio sulla linea di confine tra allucinogene coltivazioni psichedeliche e una scogliera a picco sul mare. Tutt’altro che liscia e stabile è infatti la musica che il power duo marchigiano ci propone in questo interessante lavoro sulla lunga distanza che porta il loro stesso nome, forgiato tra richiami che vanno da Jimi Hendrix ai Rage Against The Machine accostati sempre a sfumature diverse, dal grunge al rap, dal garage al crossover, fino a generare una formula energica e di grande impatto.
I LPOM si fanno così portavoce di sonorità che cavalcano i decenni, dai magici Seventies fino ai primi anni del terzo millennio e anche qualcosa oltre, producendosi in una miscela spericolata ma convincente e soprattutto libera da preconcetti, arricchita da una scrittura istintiva e da interpretazioni che fondono il talento con una sana dose di follia.
Benché decisamente variegato e con brani frenetici (“LPOM”) che si alternano ad altri più rilassati (“Akané” e le sue atmosfere vintage), questo disco mantiene stabile (e piuttosto alto) il livello dei pezzi, ma di due episodi in particolare non si può proprio fare a meno, ovvero “Bitch (god is Sexy)”, con la sua attitudine punk scanzonata, e “One cup of happiness” con la sua graffiante freschezza.
“Quello che sentite qui è quello che sentite sul palco”, affermano i due nella presentazione di questo disco, per cui il consiglio è di ascoltare a tutto volume e lasciarsi trasportare come i pezzi di frutta della marmellata spalmati sul pane tostato.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.