Inizialmente, a causa dei particolari intrecci tra voce e strumenti, salta in testa un nome: Numero6. Ben presto, però, si capisce che si è in altri lidi e che, soprattutto, sarebbe ingiusto catalogare gli En Roco come semplici emuli di altri gruppi della scena indie.
Il disco, infatti, ascolto dopo ascolto acquista spessore e personalità: dietro le semplici trame pop dei 13 pezzi si scorgono contaminazioni in zona folk, oltre ad ascendenze (e ambizioni?) cantautorali. In quest’ultimo senso, valga l’invettiva “La denuncia”, brano diretto ad un imprecisato (ma intuibile) musicista italiano: “Siamo stanchi di sobrietà da cantar con energia / della sua mediocrità, della sua malinconia / e non c’è speranza che sia migliore di così”. Come dimostrato anche da questo breve frammento, i testi sono tutt’altro che improvvisati o banali, spesso composti da vocaboli raramente riscontrabili in brani pop (vedi l’incipit di “La Notte Si Avvicina”).
Oltre alle liriche, altri due elementi possono essere considerati come fortemente caratterizzanti; innanzitutto una voce che ricorda a tratti Alberto Fortis e che è in grado di disegnare traiettorie particolari e del tutto personali, tanto nei momenti più delicati (“Mi Risparmio” o “Le Promesse Facili”), quanto in quelli relativamente più movimentati (“L’Odiato”). Altro fattore distintivo è la presenza in organico del violino, che, soprattutto nei momenti meno acustici (“Tento La Fortuna”), riesce ad essere vero e proprio elemento caratterizzante, anche se forse non sfruttato a dovere.
Riepilogando, “Occhi Chiusi” (secondo album del gruppo, dopo “Prima Di Volare Via”, Fosbury - 2003) è un disco più che buono, forse non ancora del tutto compiuto, ma senz’altro espressione di un collettivo che è dotato di una precisa personalità. E che, prendendo spunto da vari ambiti musicali, è in grado di crearsi un proprio e ben definito immaginario.
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La recensione Occhi chiusi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-11-22 00:00:00
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