Pur non essendo un'esplosione di originalità, è un lavoro che fa il suo dovere e ha anche un titolo potente per il momento storico.
L'anno del topo è uno delle decine di dischi che ci ha lasciato questa quarantena ed è stato suonato, registrato, mixato e masterizzato da Brighèla, cantautore ligure al secondo lavoro di inediti dopo l'omonimo album uscito lo scorso anno.
Il disco è composto da nove tracce di folk cantautorale letteralmente fatto in casa, senza che però vengano meno per un solo secondo l'intensità emotiva e l'attitudine fondamentalmente punk con la quale è stato concepito. Bellissima la traccia iniziale "Alieno", malinconica e metaforico-fantascientifica, con un fischiettìo refrain che si infila in testa al primo ascolto. "Uscire di casa" invece è un bel brano decisamente al passo coi tempi, con una vena rock alla Rino Gaetano decisamente gradevole. L'album procede dritto fra schitarrate scanzonate e momenti più malinconici, tra i quali si staglia perfettamente a metà "Lady Moon", traccia che sintetizza benissimo i due momenti pescando a destra e a manca dalla storia della nostra tradizione di cantautori. Tra le altre è da citare la conclusiva "Pirata", distorta e vagamente psichedelica, che ricorda atmosfere british invasion che sono davvero niente male.
Pur non essendo un'esplosione di originalità, L'anno del topo è un lavoro che fa il suo dovere e ha anche un titolo potente per il momento storico mondiale. Trattandosi di un disco completamente homemade, gli va riconosciuta una certa capacità di diventare coinvolgente e piacevole in più di un brano. Brighéla riesce a coniugare il folk grezzo di matrice punk con uno stile indie pop più moderno senza particolari tecnicismi di sorta, restando un cantautore spontaneo e in linea con il suo stile a metà tra l'esuberante e il nostalgico.
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La recensione L'anno del topo di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-05-10 08:48:00
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