Evoluzione o involuzione? Un dilemma che ormai fa parte del nostro quotidiano, specialmente in un periodo storico che, nel bene o nel male, cambierà per sempre la storia dell'umanità. Un'umanità che fino a poco tempo fa era in movimento costantemente rapido, ossessivo, frenetico e ora si ritrova a gestire la cosiddetta "distanza sociale". Ma nell'era di internet e della dittatura dei social, cosa c'è davvero di nuovo in questa distanza sociale? E siamo davvero sicuri che questo momento ci renderà migliori?
Ogni periodo storico traumatico porta inevitabilmente a delle rivoluzioni, che spesso non si limitano solo alla sfera economica e sociale, ma vanno ad agire nel profondo dei comportamenti e delle relazioni umane. Se la strada che stiamo seguendo ci porterà a fare un passo indietro o uno in avanti sarà solo il giudizio eterno della storia a decretarlo.
In questo discorso si è addentrato Giuma, con il suo disco d'esordio Involuzione Umana, rivestito per l'occasione in una nuova edizione che ha tagliato qualche pezzo e ne ha aggiunto uno nuovo, "Positivo Istante". L'artista romano prova a fare le sue riflessioni e ad imporre la sua visione trasformando tutto in suoni, lasciando poco spazio alle parole, escludendo o nascondendo dietro un velo di sonorità inquiete quel linguaggio verbale che spesso, troppo spesso, dovrebbe passare la censura di quello mentale (anche ben prima di questi giorni sciagurati). E così ne è venuto fuori un disco per la gran parte strumentale, fatto di suoni riflessivi che tirano in ballo pensieri talvolta surreali e astratti, altre volte immagini concrete di realtà. Le atmosfere iniziali di "Visioni" ingannano con la loro veste psichedelica anni '70 e gli echi molto vaghi del battistiano Anima Latina, lasciando spazio in seguito a brani oscuri, vivisezionati a fondo per creare un perenne stato di angoscia; su tutti spiccano "Dio senza un dio", l'atmosfera sospesa di "Educazione inversa" e la conclusiva "Positivo istante".
Questa nuova edizione leggermente più stringata di Involuzione Umana non è certamente un ascolto facile (così come non le era la precedente), siamo piuttosto nella sfera di qualcosa destinato ad una nicchia con un background musicale molto ampio. Pur non trattandosi di un disco perfetto, abbiamo a che fare con una sperimentalità che prova ad attaccare la sfera emotiva più angosciata e oscura di ognuno di noi. Suonato e completamente autoprodotto dallo stesso Giuma, rappresenta una sfida intrigante che va senz'altro perfezionata in futuro.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.