Il mondo analogico e quello digitale si fondono nella musica del duo triestino che mette in scena storie notturne in una foresta di alberi marci
Primo episodio su lunga distanza per i Beat On Rotten Woods, dopo un EP uscito nel 2016, intitolato “Stay Rotten!”, che aveva cominciato a presentare la particolare formula del duo triestino, fatta di chitarre rock-blues appoggiate sui ritmi elettronici allestiti da una beatbox dal DNA industrial. Quello che Mace (voce e beatbox) e Rob (chitarre e doppie voci) fanno quindi con questo progetto è far incontrare il mondo analogico e quello digitale mostrandone (o talvolta inventandone in maniera più che credibile) le affinità, gli incastri perfetti e le terre di confine che si fondono tra loro in una multidimensionalità affatto scontata, in cui pavimenti pixellati ospitano le radici di boschi dai tronchi marci e con le chiome degli alberi a tinte fluo.
All’interno delle sonorità di questo loro disco eponimo i BORW delineano un immaginario del genere in maniera del tutto naturale, merito tanto della coinvolgente voce di Mace, un misto di Ville Valo, Chris Cornell e Jonathan Davis in salsa blues, che si muove con fare ammiccante su linee melodiche ruvide e notturne, quanto delle ambientazioni compatte e ardite disegnate dai riff di Rob.
Gli arrangiamenti riescono a mantenere alta l’attenzione durante tutte le 13 tracce, alternando pezzi più carichi e altri più introspettivi senza mai perdere il groove di questo lavoro davvero convincente che tira dalla prima all’ultima nota.
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La recensione Beat on Rotten Woods di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-05-17 12:43:28
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