simon dietzsche
Balleremo Ancora 2020 - New-Wave, Rock d'autore

Balleremo Ancora
26/06/2020 - 18:33 Scritto da Gabriele Vollaro

Il ritorno dei Simon Dietzsche. Rock ingessato e poco incisivo.

Quando i Simon Dietzsche debuttavano nel lontano 1980, l'Italia si stava preparando all'ondata new wave che la stava per investire. Al momento del loro ep di debutto, nel 1987, già si cantavano i pezzi dei Diaframma, e i Litfiba erano intenti nel portare in giro per il paese quel gran disco che era 17 Re. I giovani genovesi la seguivano questa nuova onda, ma si sentiva nella loro musica meno cupezza, meno rabbia o introspezione. Le canzoni avevano un colpo di coda figlio della musica degli anni '60. The Rokes un po' più darkettoni. Così è stato anche per l'album di debutto, Se non ora quando, dalle aure quasi sanremesi.

Oggi i Simon Dietzsche sono diventati grandi, si sono fermati per molti anni. Balleremo ancora -prodotto da Marco Mori per Materiali Musicali Edizioni- è la loro seconda pubbicazione dopo la rinascita. Di tempo ne è trascorso dai tempi d'oro, e si sente un po' di stanchezza nelle parole come nel sound. La malinconia è dilagante, ma le soluzioni musicali non convincono più così tanto.

Il rock dei Simon Dietzsche pare essersi ingessato troppo, ha perso quello smalto e quel dinamismo che si sentiva nel 1993. Le soluzioni chitarristiche ammiccanti ai The Cure sono state sostituite da strutture più standardizzate e poco incisivi, e da strani inserti elettronici, messi qua e là tra i distorsori -si veda per esempio M.A.M.A. 

Il momento migliore del disco è senza dubbio la parte centrale. Un paio di ballate che ricordano vagamente i Pooh, alleggeriscono il mood, prima del nuovo incombere dello spettro del Piero Pelù degli ultimi tempi; prima che L'onore perduto faccia tornare la confusione. Batteria dal suono sordo, un pianoforte che ci azzecca poco. Mala Tempora non migliora affatto le cose, e con un'outro recitato in latino apre la strada al gran finale. Gli accendini sono tutti al cielo, il plettro scorre sull'acustica, il solo arriva puntuale a due terzi di durata. La dedica, sentitissima, è a Raul Pon, bassista della band scomparso ormai da più di trent'anni.

Balleremo Ancora non convince granchè. Si tratta di un disco affaticato, e un po' di fatica la percepiamo anche noi durante l'ascolto. 

 

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