Il nuovo progetto in inglese di Marco Costa si avventura nelle lande desolate del country e del blues più cupo
Ruins Barren è l’alias di Marco Costa, da anni cantante e frontman dei Fattore Rurale, un interessante progetto emiliano che esplora la poetica del blues e del country da un punto di vista inedito, ambientandola fra la foce del Po e le campagne piacentine. Con questo nuovo progetto solista in inglese, diventa ancora più evidente il riferimento, emotivo prima ancora che musicale, a chi ha traghettato nell’epoca contemporanea il sound tradizionale americano nella sua versione più maledetta, da Tom Waits a Nick Cave, passando per l’ultimo Johnny Cash. Sono il blues, il country e il folk declinati al nero, il gotico americano che affonda le sue radici in Dio e nel fantasma sbiadito delle epopea western; un’epica rurale ed esistenzialista che nasce fra paludi e canyon, bettole e chiesette di legno bianche, sotto una luce trasforma il paesaggio (qualunque paesaggio, di là o di qua dell’oceano) in una distesa desolata dai toni seppia. In inglese la voce di Marco si fa viscerale e sofferente quasi al parossismo, a volte è quasi un rantolo che, anche se è difficile capire tutte le parole, porta con sé le immagini vivide di un’anima lacerata tra la dannazione e una redenzione ormai difficile da aspettarsi. Sembra di sentire il graffio di Mark Lanegan, mentre le chitarre acustiche e il pianoforte tratteggiano i toni del Tom Waits più sofferto, una gravità occasionalmente trafitta dalla voce stridula dell’armonica o della chitarra slide. Sarebbe facile etichettare 'Land Of Desolation’ come un album fuori contesto, un po’ “tu vuò fa l’americano”, o al massimo un piacevole divertissement a stelle e strisce di un progetto italiano; la verità, però, è che se un certo modo di fare musica ha attecchito anche così lontano dal suo luogo di origine, è perché certi suoni e certe parole toccano corde che risuonano nell’esperienza umana ad ogni latitudine (e del resto lo stesso Nick Cave nasce molto lontano dal Nord America). Ruins Barren, in questo, preme i tasti giusti e il suo linguaggio emotivo e sonoro è credibile, emotivamente intenso e viscerale.
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La recensione Land of Desolation di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-06-15 22:40:01
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