Secondo disco nel giro di pochi mesi per Bdd, che compone a colpi di quarantine rock e pubblica “Profondo Grosso” per Piccionaia Records.
Tredici tracce a formare un ascolto di circa quattordici minuti: sicuramente l'approccio musicale del cantautore disimpegnato classe '92 è di certo non lineare, e dalle strutture sostanzialmente pop del precedente “Sotto controllo” si è passati ad una totale anarchia musicale autogestita. Un po' Skiantos ed un po' CCCP, “Profondo Grosso” si fa apprezzare perché può apparire tutto così sbagliato e creepy da reggersi su un equilibrio precario. Talmente malconcio che fa il giro lungo e risulta giusto ed aggraziato nelle sue componenti. Doppi sensi e frasi che non vanno troppo per il sottile caratterizzano un songwriting che non ha nulla da lasciare all'interpretazione, ma fanno comprendere come funzionano le cose in questo microcosmo umano.
All'alba del nuovo decennio può una voce ed una chitarra elettrica rigorosamente in distorto fare breccia nei timpani di chi ascolta? Sì. Senza ombra di dubbio. Questo disco brilla di sudiciume demenziale, ha un concept che si sviluppa bene e convince. Credo sia più vero questo Bdd rispetto a quanto evidenziato nell'altra pubblicazione, e tutta questa decadenza è elegante e merita sviluppi.
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