Via Pantan suona buona musica attraverso quadretti di sconfitta quotidiana. Loris e i Tomasella è una realtà che può interessare.
Quattro canzoni per presentarsi, in punta di piedi, nella giunga del panorama musicale emergente: Loris e i Tomasella, che giungono tutti insieme da Pordenone, pubblicano l'extended play “Le canzoni di via Pantan”.
Brani che di certo non vivono produzioni stratosferiche, tracce “da cameretta” che raccontano quadretti di sconfitta quotidiana attraverso un approccio lo-fi dettato più dalle necessità che da precise scelte artistiche. In questo scenario, la sensazione è che ci sia qualcosa di più rispetto all'ennesimo cantautore alla prima demo: Loris (e i Tomasella) ha un approccio chitarristico delicato, una bella voce e racconta cose vere per quanto poco esaltanti ed esaltate. È un album per cuori solitari, nevrotici urbani che sognano la campagna e bevitori al bar, scritto e suonato durante una delle tante reclusioni, forse la più grande (citando l'artista); poche parole emblematiche, trasformate in note amare e malinconiche, capaci di strappare un sorriso nonostante le avversità (perché per il sottoscritto, il trasferimento di Roberto Carlos è ancora una ferita aperta).
Il Friuli, e più nello specifico Pordenone, ci hanno fatto pervenire nel corso dei decenni esponenti musicali appartenenti a dimensioni molto distanti da questo acoustic-lo fi: nota fuori dal coro che può funzionare; Loris e i Tomasella ponderano bene ogni elemento racchiudendo, in forme melodiche sintetiche, tutto quello che c'è da dire.
Una parola è poca, due sono troppe: attraverso questo precario compromesso evade l'arte di un ascolto breve che ci lascia ingolositi in attesa di ulteriori sviluppi.
Aspettiamo altro da Via Pantan.
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La recensione Le canzoni di via Pantan di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-06-06 00:01:36
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