Il nuovo album della band piemontese è un super concept di 23 brani dedicati all’amore
Il primo che dice “scagli la prima pietra chi è in grado di pubblicare un concept album di 23 canzoni senza annoiare e senza appesantire con inutili riempitivi” si ritroverà lapidato dai Perturbazione.
(Dis)amore, il loro nuovo lavoro che giunge (dopo numerose peripezie e posticipi) a distanza di quattro anni da Le storie che ci raccontiamo, è infatti un generoso e travolgente fiume di canzoni che scorre in poco più di un’ora. E al termine si ha voglia di spingere di nuovo play per ricominciare. Si ha voglia di ricominciare perché il concept che lega i brani è incentrato su un’appassionata storia d’amore, una storia come tante, ma vissuta da vicino, seguendo la quotidianità dei due protagonisti con una cura dei particolari che coinvolge la scrittura e gli arrangiamenti fino a farci vivere prima gli albori e le gioie iniziali poi via via i primi problemi e i primi dubbi, conducendoci gradualmente verso il “disamore” finale, carico di tormenti.
Come spesso accade anche nella realtà, vorremmo poter riavvolgere il nastro e tornare indietro nel tempo, di nuovo all’inizio, al primo incontro, a quando tutto sembrava così semplice eppure magico. Ma si ha voglia di ricominciare e far ripartire il disco anche per cogliere di volta in volta nuovi dettagli in questo viaggio all’interno del cuore dei due amanti fatto di pezzi che non sono solo funzionali al racconto, ma annoverano tra loro vere e proprie perle sonore dall’affascinante sapore British che impreziosiscono il già elegante repertorio della band torinese.
Oltre ai primi tre singoli pubblicati per anticipare il disco, la romantica Le spalle nell’abbraccio, la passionale Mostrami una donna e più di recente la nostalgica Io mi domando se eravamo noi, ci sono infatti numerose canzoni destinate a conquistare ascolto dopo ascolto, dal pezzo più breve del lotto, Il ragù, che in poco più di un minuto e mezzo racconta una storia tragica che, pur non coinvolgendoli direttamente, lascia un segno tangibile nei due protagonisti, fino a Chi conosci davvero, con il suo ritornello catchy che si imprime subito nella mente, o al lungo momento di abbandono ai ricordi e alla malinconia dell’agrodolce Le nostre canzoni, seguita dalla strumentale Come i ladri che sembra la sua coda perfetta, quasi una proiezione nella risposta emotiva e silenziosa dell’altro amante dopo aver ascoltato i pensieri che l’ex partner cantava nella traccia precedente.
(Dis)amore è insomma un disco che sembra quasi un romanzo in musica, con i singoli racconti cantati dalla morbida voce di Tommaso che si muove sulle puntuali scenografie disegnate dagli strumenti, i quali non si limitano mai semplicemente ad accompagnare il canto (ma questa non è una novità per i Perturbazione) quanto piuttosto sottolineano, e talvolta enfatizzano, le fasi della relazione (le note sospettose del piano nella strofa de Il paradiso degli amanti, la lunga pausa che spezza l’inizio del brano intitolato appunto Silenzio, la struggente amarezza della conclusiva Le assenze). E non ci stupiremmo se da questo “romanzo in musica” dovesse nascere un vero e proprio film, magari girato con gli stessi attori che interpretano i due amanti nei videoclip dei primi singoli, perché “questa è semplicemente vita”, come cantano ne Le assenze, ma è un intenso frangente di vita dall’enorme potenziale cinematografico.
Tirando le somme, questo corposo album non è solo un lavoro ricco di belle canzoni, ma è la prova che i Perturbazione sono una delle poche band della nostra penisola che sanno immergere a fondo la penna nelle storie quotidiane che caratterizzano tutti noi, mostrandoci la piccola, a volte tragica (ma sempre meravigliosa) poesia della vita.
---
La recensione (dis)amore di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-05-29 02:35:00
COMMENTI (1)
che poesie! ragazzi qui si va sul sicuro. ma poi finalmente c'è chi se ne sbatte di sta mania di fare album con quattro pezzi in croce