What I Did, il nuovo Ep dei Jambalaya 37, il quarto della loro carriera, è un bell'ibrido. Poco più di venti minuti, cinque brani, parecchie influenze del nu-soul d'oltreoceano; minimalismo e tante piccole e belle accortezze.
Il brano d'apertura, la vera perla preziosa di tutto il lavoro, vede la collaborazione di Elena Castagnoli. L'andamento, il groove, gli svolazzi pianistici, portano la mente ai primi lavori di Erykah Badu; la voce di Elena gioca con grande naturalezza sulla musica, sempre molto ben suonata.
Le tracce si alternano, tra cantate e strumentali. E dalla seconda in poi il tutto prende una piega molto rilassata. Rallenta la velocità di marcia, si gioca di sottrazione, ma quello che c'è è essenziale. Gli strumenti riescono a danzare bene tra loro, in alternanza sul primo piano, come nella migliore tradizione del jazz, sopra un tappetino di batteria, sottile.
In certi momenti sembra di sentire un'orchestrina suonare un disco di beat lo-fi. Finchè, tra un passo lento e l'altro, l'elettronica si prende prepotentemente il proprio posto, proprio sul finale. Let Me Joke ha la cassa dritta, apre la strada alla pista da ballo con i fiati e le tastiere. Ci sarebbe da chiedersi il perchè, ci sarebbe da provare a capire, ma in realtà non servirebbe a nulla. Semplicemente perchè funziona. Il finale danzereccio era come se fosse nell'aria, tra le note posate del piano e la voce splendida di Joyce Yuille -che compare in Nai. Doveva arrivare, a concludere questo piccolo scrigno di suoni.
What I Did è un Ep che funziona alla grande, lontano da magniloquenze o virtuosismi. Coi suoi piccoli crescendo carezza le nostre orecchie. Felicemente.
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