Tra divertimento e riflessione, il nuovo LP di Angelelli racconta il lungo viaggio dei pesci verso un nuovo mondo per sfuggire al virus degli umani
Nel 2015 Emiliano Angelelli ha sdoppiato il suo alter ego (che stava procedendo già per la sua strada come Elio Petri) e ha dato vita al primo disco come Hugomorales. Benché non totalmente radicale, è stata una svolta importante per l’artista umbro, che oggi prosegue spingendosi un po’ più avanti con “Oceano”, il secondo lavoro su lunga distanza pubblicato con il nuovo moniker, ideando, suonando e registrando tutte le tracce (coadiuvato da Francesca Stefanini ai violini e da Marco Biagetti al basso e alla batteria).
I nove brani di questo disco sono figli dell’inaspettata e limitante quarantena forzata che ha travolto l’umanità nei mesi scorsi, la quale ha costretto anche Angelelli a lavorare tra le mura domestiche, cosa che d’altra parte gli ha permesso una gestione completa e libera del lavoro, arrivando a curare per la prima volta interamente anche la produzione.
Ascoltandole una dopo l’altra, le canzoni di “Oceano” costruiscono un avvincente concept album – benché il cantautore ternano non ami definirlo così – trasportandoci in un regno fantascientifico con contorni che somigliano molto alla realtà. Infatti, in un futuro distopico in cui i pesci hanno avuto la meglio sugli esseri umani conquistando la terraferma e relegando l’umanità nel mondo acquatico, gli umani sprigionano un virus letale che rischia di distruggere la popolazione degli squamati. Questi ultimi quindi decidono di cercare un nuovo pianeta su cui vivere e trovano quello che fa per loro nella nebulosa di Orione, dove scoprono appunto l’immaginario pianeta “Oceano”, formato interamente d’acqua. Travolti da un insolito destino nell’azzurro mare di giugno, i protagonisti di questa vicenda insomma ci appassionano e si muovono nella nostra mente come in un film.
La storia, bizzarra come talvolta può essere bizzarra la realtà, è naturalmente ricca di sarcasmo e si costruisce brano dopo brano con una naturalezza tale da far scorrere il disco fin troppo velocemente. Le melodie vocali ridotte all’osso mettono maggiormente in evidenza l’immaginazione sfrenata dei testi, mentre la musica (con il nostro che in un “oceano” di synth ed elettronica vintage scioglie diverse reminiscenze di baustelliana memoria) supporta ipnoticamente l’avanzare delle vicende alternando momenti più rilassati ad esplosioni ritmiche travolgenti e giunge al lieto fine con “Afrodite” che celebra la nascita del primo pesce sul nuovo pianeta con un pezzo scatenato e ballabile come un tormentone estivo.
“Oceano” è la dimostrazione che anche con mezzi limitati si possono produrre album interessanti e genuini. Ulteriore nota di merito di questo disco è la dedica a Mirko “Zagor” Bertuccioli dei Camillas, artista indimenticabile che questo maledetto coronavirus ci ha portato via troppo presto.
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La recensione Oceano di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-06-16 21:07:43
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