Lo aspettavamo parecchio incuriositi. Il primo album di una delle creature più strane e intriganti della nuova scena trap nazionale. Rosa Chemical si presenta ufficialmente con FOREVER, e svela un'inedito dualismo, prova ad aprire la sua doppia anima, sviluppando i tre mood che già si erano sentiti nei singoli. La gang, la lobby da una parte, e dall'altra la goliardia del trap game, esplosa in Polka, già una hit. In mezzo Rosa, quasi come un figlioccio illegittimo di Achille nazionale, naviga nelle crepe della sua persona, e tira fuori la vena introspettiva ed emozionale, in cui ad uscire è proprio Franco.
FOREVER gioca a pescare bene tra le influenze, da ogni parte, in modo intelligente, per suonare fresco e giovane, come il suo autore del resto (appena ventiduenne). Le produzioni sono per la maggior parte affidate al fedele BDope (affiancato un paio di volte da DBack); comparsate per Luca La Piana, Nikeninja, l'immancabile MACE (che aggiunge la voce di Venerus campionata), e ovviamente Greg Willen. I feat sono ben dosati, senza creare paciughi, e servono a sfaccettare ulteriormente il vibe. Thelonious B., Dani Faiv con le sue barre secche in pieno "machete style", Rkomi che ha il compito di alzare gli ascolti con Londra, la traccia più sfacciatamente pop (ed è subito il 2009), Wayne Santana, che per l'occasione prende in prestito le linee melodiche del Tutti Fenomeni di qualche anno fa e dei Tauro Boys, portandoci il cuore rotto della scena romana, e infine Boro Boro, playa e tamarraggine. Funziona davvero tutto bene.
Ma a parte le scelte azzeccate, il sound e via dicendo, siamo di fronte all'ennesimo disco trap? Non proprio. FOREVER, diversamente da come si potrebbe credere, non suona così tanto immediato. Se si vuole capire davvero, c'è bisogno di molti ascolti, per arrivare a tutti gli strati della scrittura. Un armadio pieno di vestiti diversi, ma tutti marchiati con un fiore rosso. La lingua che Rosa Chemical usa è difficile da seguire. Bisogna stare dietro a tutti gli "americanismi" italianizzati, ai riferimenti del tutto insoliti ma acuti ("assomigli a un quadro di Jo Baer" si sente cantare in Boheme), a tutti i segni per codificare questa strana personalità, per la prima volta esposta, rimasta nel baule per troppo tempo.
Sono ormai famose le dirette Instagram in cui Rosa si dedica a parafrasare i propri testi per il pubblico. E da questo (apparentemente) inutile divertissement auto-referenziale si capisce come il senso della parola usata venga da una scelta precisa, abbia un senso che va oltre quello normale, e si collochi nel campo di roselline spinose in cui ci troviamo durante l'ascolto. Una volta entrati dentro il meccanismo è tutto più facile, godibile, e ci si diverte un sacco.
Il filo rosso che collega tutto l'album è però forse una delle cose più inedite. C'è un tentativo (semi riuscito) di emancipare il trap game dal machismo noioso e ormai sterile, che caratterizza il genere dalla sua origine. Rosa e i fratelli della lobby sono "froci" tra di loro. È una questione linguistica e di immaginario. Si era visto nel video di Scolapasta come una Vestale Tuccia, sessualissima, intenta a provare l'innocenza falsa della propria carne; alieno bisessuale a inizio anno. Sulla cover del disco è sia donna in piedi, biondissima, che uomo accasciato in ginocchio, truccato vistosamente. Si sente una profondissima necessità di urlare la propria ambiguità sessuale, prendendolo come un assunto generazionale. Questa è una generazione diversa, e il suo manifesto suona techno, ed è Nuovi Gay. Provocazione ironica ma graffiante.
"E se l'hip-hop è morto è grazie ai froci come me"
FOREVER non è certamente un disco perfetto. Non sempre Rosa crea di suo pugno le barre, e usa alcune formulette già sentite, un po' per comodità, un po' per divertimento suo personale. L'uso di qualche n-word fa storcere il naso, e alcuni scivoloni sono ingenui. Ma forse fa parte del gioco, che è comunque all'inizio e si spera durerà a lungo (dopo i 27). Fa parte tutto dell'ambiguo passaggio dall'ironia dalle labbra di bambino all'apertura di un cuore rimasto troppo chiuso. Fa parte del primo spiraglio aperto sulla fioritura del signorino Rosa Chemical.
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