Psicologia d'hashish rappresenta il quarto lavoro in studio di Sputo Tdart aka Sputo la testa distratta, rapper della capitale, già attivo nella scena hip-hop dai primi anni dieci del 2000.
L'hip-hop messo in scena in questo disco è a dir poco eccellente, dalle rime alla strumentale, dalle tecniche alle sonorità, ma non solo.
Sputo di dimostra essere un MC dalle doti straordinarie, il flow è praticamente perfetto, un fiume di parole che sembra non conoscere ostacoli e questo rende il disco capace di catalizzare l'attenzione dell'ascoltatore dalla prima all'ultima traccia.
I testi contribuiscono in maniera decisiva al buon funzionamento di Psicologia d'hashish che non suona mai banale, e sempre stimolante dal punto di vista intellettuale. Qualcuno lo definerebbe, e non a torto, “cibo per la mente”.
Le figure retoriche abbondano, si sfiora il campo poetico: assonanze, chiasmi ed allegorie. Tutto questo in un panorama musicale in cui i rapper faticano spesso a chiudere una rima rappresenta un plusvalore dall'enorme potere.È un modo di intendere il rap in netta contrapposizione con il paradigma attuale, fondato su autotune, elogio del lusso e del denaro.
Qui non si parla di soldi, ma del pessimismo storico del Leopardi, o dei fiori del male di Baudelaire, solo per citare alcuni dei punti su cui il discorso di Sputo si posa, anche solo per un attimo.
E tutto questo non appesantisce il disco, che non corre il rischio di diventare un mattone inascoltabile: rimane un disco fresco, freschissimo, pieno di buon rap e di strumentali eccellenti.
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