Nello scrivere del trentesimo album di Alberto Nemo (diciottesimo nel solo 2020), il pensiero che la vena creativa dell’artista veneto sia pressoché inesauribile non è così insolito, se consideriamo che mentre chi scrive si approccia all’ascolto di “Opus XXX”, sono stati pubblicati altri quattro nuovi dischi a sua firma.
La sua scelta, d’altra parte, è da ammirare sotto molti punti di vista: a Nemo piace sperimentare e assecondare l’ispirazione attraverso un diario sempre aperto, sempre aggiornato, sempre pronto a prendere appunti sul presente e a trasformarli in musica, nella sua particolare formula. Forse non sarà facile rileggere le innumerevoli pagine scritte sin qui, così come è complesso valutare una sua opera singola estrapolandola dal contesto, ma questo percorso artistico, immediato e spontaneo, segue regole proprie che esulano dall’ordinario.
“Opus XXX” si muove tra sperimentazione electro-pop (“Dove sono finiti?”), episodi acustici (“Tutto bene (quel che finisce”), momenti eterei che guardano alla musica sacra (“Insostituibile”), vivaci e irriverenti derive synth-pop futuristiche (“Mille corone”, “Estate 2020 (con permesso)”, dinamiche elettroniche più marcate (“La lama”).
Venti minuti abbondanti in cui ci si confronta con le atmosfere multiformi e gli ambienti inaspettati a cui Alberto Nemo ci ha abbondantemente abituato pur riuscendo a meravigliarci sempre un po’.
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