"Mama Roque de Barriera" è un racconto psichedelico, non tanto per il sound quanto per la penna di Luca Atzori, drammaturgo, regista, attore, cantante e musicista torinese.
Chitarre e un certo gusto per tutto quello che è la musica tradizionale argentina.
La bio di Atzori è davvero interessante dopo grigi cambiamenti esistenziali, si è trovato costretto ad affittare una stanza tripla in Barriera di Milano, in un appartamento di proprietà di un argentino chiamato Roque: un ceramista, educatore, proprietario di un piccolo Teatro di zona, forse il più piccolo teatro di sempre, e da qui parte la narrazione.
Un album che parla a singhiozzi, non subito di chiara lettura di argomenti scottanti e rivelatori, di storie realmente accadute con ironia disarmante e sarcasmo popolare.
"Mama Roque de Barriera" mette in scena un numero consistente di personaggi, i fili vengono mossi da Luca che con un mix tra italiano e spagnolo fa da menestrello tessendo le trame di tutte le storie.
Un album fastidioso, ma che sa di esserlo, un progetto di chi non si prende troppo sul serio.
Un disco che non si mette in discussione, ma che fa esattemente quello che vuole, e non c'è nulla di male nel farlo, forse ci vuole solo un po' di sano coraggio.
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