Formatisi a Verona nel 2003, i Kunfufunk sono un quartetto di musicisti in grado di abbracciare diversi generi rimanendo tuttavia legati a doppio filo col jazz nella sua essenza più classica. Si spazia infatti dal lounge jazz al jazz rock dal funk jazz alla fusion e risulta subito chiaro quale sia il denominatore comune. “The Blockhouse Sessions” è il loro primo lavoro completamente autoprodotto, registrato all’interno del forte (“blockhouse”) del Chievo dove i Nostri sono soliti provare.
Il cd parte indubbiamente bene con una serie di masturbazioni strumentali ricche di effetti sonori che, all’improvviso, lasciano spazio a sax e batteria facendo precipitare l’ascoltatore in una zona d’ombra tra il progressive e la new wave. Purtroppo, l’entusiasmo suscitato dai sei minuti iniziali comincia a scemare a partire dalla seconda traccia con la quale il gruppo rientra nei ranghi di un jazz molto più consono. Con il terzo brano, “Lost in Faroe” siamo già in ambito fusion. Con “Jameika” fa capolino un accenno reggae che personalmente trovo orripilante. Con “Kunfufunk” si ritorna al jazz convenzionale, finché “To Whom I Love” si situa in un girone molto basso, abitato da gente come Fausto Papetti (per dire).
Un disco interlocutorio, dunque, nel quale solo una piccola parte lascia un segno profondo e il resto pare ridondante. Una nota di merito va comunque alla confezione, decisamente bella e originale.
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La recensione The Blockhouse Sessions di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-10-26 00:00:00
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