Qualcuno sa come sopravvive l’amore in tempo di dittatura? Dove finisce la sofferenza e inizia la speranza tra due persone che si amano? Quando la libertà è negata, la libertà sopravvive ugualmente nell’amore, potente antidoto contro ogni forma di prevaricazione. Ne parlano i Golpe in “Propaganda”: senza sentimentalismo, senza romanticismo, la loro visione d’insieme è quella di un album che affronta la storia a muso duro, dando però voce al cuore. Le canzoni raccontano di abbandono e di speranza; sono gonfie di malinconia, paura, rimpianto e di quel senso di confusione e vulnerabilità che ci rende umani di fronte alle minacce delle ideologie distorte. Le sonorità tuttavia non sono cupe ma soavi, quasi a dirci che il male non può mai oscurare la luce del sole.
“Napoleone a Sant’Elena”, “Mao Tse-tung”, “Allende”, “Franco”, “Tito”, “Ceausescu”, “Pol Pot” sono i personaggi che fanno la storia del disco, percorsa dalle vicende sentimentali di uomini e donne in pericolo. Tra pop, jazz e post-rock, i Golpe suonano nel mare agitato delle passioni, laddove l’amore sa essere poesia amara, iniezione di fiducia, energia interiore, disperazione. La loro musica è melodia, è un omaggio al potere della parola quando non viene oscurata dal fantasma della “propaganda”.
L’esplorazione di alcuni scenari macabri che la storia ci ha lasciato, attraverso le parole di giovani amanti, abbandona l’ombra della violenza e ricolloca l’uomo in un universo non più morto, ma pieno di vita. Buon ascolto.
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