Musica mediorientale, metal e jazz nel secondo album di Paniqrad: studio, passione e conoscenza contro l'appropriazione culturale
In questo periodo si parla spesso di appropriazione culturale, nella musica e altrove, ed a volte è sconfortante trovarsi In difficoltà nel prendere posizione sono argomento che ha una sua importanza evidente, ma da cui è facile rimanere confusi. Senza la pretesa di entrare nel merito di un dibattito ampio e complicato, annoi sembra che le indicazioni per tracciare una parvenza di linea fra appropriazione culturale e uso legittimo di un patrimonio musicale etnico possano trovarsi proprio in album come ‘Ascending’ di Paniqrad. La questione sta sempre non nel cosa, ma nel come: quando lo studio, la reinterpretazione in contesti originali di un patrimonio melodico o di un’estetica esprimono l’amore la passione o la volontà di rendere un omaggio, invece che di sfruttare una macchietta musicale “esotica” a fini commerciali, in qualche modo si vede, o meglio, si sente. È proprio il caso di Damiano Notarpasquale, polistrumentista e mente dietro il progetto Paniqrad, che della musica mediorientale e in particolare del folklore musicale turco ed ottomano ha fatto un interesse è una passione reali. Scordatevi quella dimensione che, un po’ Aladdin e un po’ danza del ventre, con qualche nota ben piazzata permette di dare uno smalto ‘arabeggiante’ a qualsiasi produzione. Qui invece c’è uno studio del sistema melodico della musica, dei suoi microtoni così alieni al nostro orecchio musicale occidentale, una pratica di strumenti tipici come oud, zurna o mandola algerina. C’è ovviamente l'impatto sonoro del metal, insieme alle strutture libere e ai suoni morbidi dell’ambient azz, il tutto messo al servizio di questo ibrido a più facce che il suo autore definisce didascalicamente ‘oriental fusion metal’. Siamo lontani dal metal con influenze etniche, quello dove elementi estetici ho melodici si innestano su una struttura ritmica e compositiva prettamente merito; qui è un po’ il contrario, con riff doomeggianti e assoli shreddati (che nel contesto tonale della musica araba a momenti sembrano recuperare un senso tutto nuovo, vedi Nubla n.11) che si adagiano su strutture dilatate e lunghe panoramiche di ambiente, si amalgamano con tappeti di fraseggi acustici (il bellissimo intro andaluso di Al Bab), si perdono in ritmiche ossessive. Quattro brani che potrebbero essere poco metal per i metallari, troppo metal per gli appassionati di jazz e world music; qui sta la difficoltà di fruizione di ‘Ascending’, ma anche il suo potenziale di interesse e originalità. Se si ha la pazienza di ascoltare, dalla musica di Paniqrad si possono avere spunti originali in termini di atmosfera, di melodie e di ritmo, che soprattutto per chi viene dal metal potrebbero rappresentare uno sguardo nuovo su un tipo di palette emotiva che non è estranea al genere. Peccato solo che le chitarre, forse proprio per favorire un po' di riconoscibilità da parte dell'ascoltatore medio, non provino troppo ad andare oltre il classico suono da distorsore a manetta; in un eventuale terzo capitolo non ci piacerebbe sentire suoni più consoni all'originalità e all’atmosfera tutta particolare della proposta.
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La recensione Ascending di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-07-21 20:41:58
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