I modenesi (da Piandelagotti) Comedi Club sorprendono subito nella dichiarazione delle influenze: Byrthday Party, Marilyn Manson, Adriano Celentano. Che c’azzeccano, direbbe il Tonino nazionale? Loro dicono che si tratta solo di simpatie, ma la seconda sorpresa è che è tutto vero: c’azzeccano eccome. Della prima band di Sua Maestà Nick Cave (la sua incarnazione che a me personalmente piace di più, by the way) ci sono ferocia, follia morbosa, esaltazione adrenalinica e sangue schizzato sulle pareti da un cantato assassino, una chitarra affilata e tagliente, un basso e una batteria che pestano omicide. Rispetto ad altri che si rifanno al modello dell’australiano puntando più sul lato dandy e annoiato, i Comedi club conservano l’impatto dei Birthday Party penso proprio grazie alla lezione del Grottesco, Burlesco e Grand Guignolesco Reverendo Brian Warner, che deve averli stimolati parecchio a livello di immagine e tematiche (molto meno a livello musicale). Nel calderone delle affinità potrei buttarci anche Screamin’ Jay Hawkins, Screamin’ Lord Sutch e Arthur Brown, tre che al moroso di Dita Von Teese piaccion parecchio, e non a caso. Chi li conosce sa. Chi non li conosce, giretto su Google e si renderà conto per bene. In “Baci” poi, e mi sa non per fatalità, il vocalist Emil Mazzoni, urlazza come Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti quando arringa la folla al termine dei concerti. Altrove, invece, forse quasi inevitabilmente il cantato finisce per mostrare qualche leggera eco di Cristiano Godano. Ma è davvero poca cosa, tranqui.
Vabbè, e il cattolicissimo Celentano? Incredibile dictu, c’entra eccome. Per un suo certo periodo degli esordi (tra 50 e 60), in cui giocava con blues e gospel e tradizione nera. Tra l’altro si tratta di quel Celentano che piace anche a El Tofo, guarda un po’ come tutto torna… Detto che il brano migliore è “Guarda là come piove”, che l’intro “Orecchie da mercante” pare andare in direzione animalista citando un po’ la “Meat is Murder” degli Smiths (e se è davvero così, bravi bravi bravi: meno carnivori e più vegetariani fanno bene al mondo), prescindendo da “Milady mai”, lentazzo finale, stucchevole, palloso e davvero non nelle corde della cetra furiosa dei Comedi club, il giudizio finale parla di un gruppo che non dice nulla di nuovo, per carità. Ma un giretto a schizzarmi di birra e sudore pogando a un loro live lo farei volentieri.
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La recensione S/t di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2005-10-31 00:00:00
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