L’arte delle emozioni su una tavolozza di 88 tasti che il pianista americano utilizza con tocco delicato e sguardo un po’ nostalgico
Potremmo definirlo un “pianista per caso”. Glenn Natale ha infatti scoperto l’arte del pianoforte da adolescente, verso i 12 anni, e da autodidatta ha cominciato a “strimpellarlo”, come si suol dire, salvo poi scoprire qualche anno dopo che il suo approccio personale con gli 88 tasti riusciva a far leva sulle emozioni di chi lo ascoltava. Da quel momento ha cominciato a coltivare con determinazione la sua arte e “Follow the pines”, pubblicato di recente, ne è una testimonianza diretta.
Le sonorità tipiche e delicate dei carillon avvolgono gli scenari intimi ed emozionali dell’album, che, prendendo spunto dalle esperienze personali di Glenn (soprattutto legate ai suoi viaggi immersi nella natura, tra i boschi e le montagne), condensa suggestioni impalpabili e spesso malinconiche in nove tracce soffici come nuvole che si muovono soavi in un cielo fatto di ricordi.
Contemplando i panorami frastagliati che gli si presentavano di fronte, il compositore americano ne ha assorbito le più intense sensazioni, sprigionandole poi sul pentagramma quasi come un pittore che dipinge en plein air per cogliere l’attimo e immortalare quel preciso istante sulla sua tela, che per Glenn è il pentagramma, donando quegli attimi all’eternità. Il disco, composto in soli due mesi, diventa così un quadro minimale ma dallo sguardo profondo, che tra le sfumature tenui abbozza atmosfere delicate in cui lasciar svolazzare libera la propria anima.
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La recensione Follow the Pines di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-07-15 13:56:00
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