Ispirandosi a Klimt la band affronta il percorso dell’artista dal concepimento della sua idea, il tormento per difenderla e l’estasi della sua realizzazione
Capita spesso nell’arte che un’opera prenda ispirazione da un’altra, direttamente o indirettamente. Così, per comporre “The Golden Path”, i Frogg hanno scelto di ispirarsi concettualmente al Fregio di Beethoven dipinto da Gustav Klimt nel 1902, il quale a sua volta prendeva spunto dalla Nona sinfonia del Titano di Bonn, e ne hanno musicalmente scolpito nuovi lineamenti attraverso la loro personale visione di prog metal in salsa gothic. Le 7 tracce così sviluppate (in realtà 6 più un breve “Prelude” iniziale) sembrano perennemente in bilico tra l’oscurità dei Within Temptation e le sperimentali visioni dei Dream Theater, con la potente voce di Letizia Merlo in primo piano che viaggia melodica e solenne cantando il tormento e l’estasi dell’artista.
Al centro del concept, infatti, c’è l’intero “percorso psichico che l’artista deve compiere per portare a compimento la sua idea di Arte”, come dichiara lo stesso quintetto nella presentazione del disco. Il percorso dell’artista secondo i Frogg si struttura dunque in tre fasi, come tre sono anche le pareti che ospitano l’opera di Klimt. Si parte dal concepimento dell’idea artistica, a cui segue il tormento dettato dal timore dell’artista di non essere compreso, che conduce alla continua tentazione di tradire la propria essenza e la propria anima svendendola e snaturandola, ed infine, conscio di aver saputo resistere alla tentazione, l’artista raggiunge finalmente l’estasi vedendo la propria idea prender forma e farsi materia sonora senza compromessi.
I singolari e articolati sviluppi dei due brani centrali, “Hostile Forces II: The Chant of Sins” e “Hostile Forces III: Typhoeus”, con gli accesi dialoghi tra strumenti, le armonie complesse e le continue escursioni tra i generi (sfiorando l’hard-rock e perfino il funk), rendono la parte centrale del disco – ovvero quella dell’inquietudine – il momento più alto raggiunto dai nostri a livello di scrittura, con i riflettori ben puntati sul talento di ciascuno di loro, ciliegina sulla torta di un lavoro coerente e che, ben lungi dalle mode del momento, procede con determinazione e consapevolezza per la sua strada, quella dell’artista che raggiunge l’estasi.
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La recensione The Golden Path di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-07-22 19:22:00
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