Riabbracciare i Rosaluna a distanza di tre anni dall'omonimo album – piccola gemma di folk-rock alternativo – è un po'come riabbracciare dopo tanto tempo la ex che ti ha tradito con il tuo migliore amico: presa tenue, asetticità dello sguardo, gelido imbarazzo, microspasmi emozionali lungo la tua povera schiena e velati slanci di odio che vanno a seppellire i bei ricordi che furono. "Musicomio" – la loro ultima fatica – incarna la tua ex. Non la riconosci più. Veste, parla e gesticola in modo diverso. Ha interessi diversi. Pensa persino in modo diverso. E giungi alla conclusione che una donna così non avresti potuto amarla per tutta la vita…E quasi te ne rallegri.
Così sorrido nostalgicamente al solo pensiero dei colori, dei profumi, delle voci, dei rumori tipicamente mediterranei che "Rosaluna" irradiava calorosamente dai miei diffusori, come rigoli di vino rosso che, sanguigni, scivolavano lungo i vicoli infuocati di un lontanissimo paesello del Sud tra bianchi panni stesi al sole, processioni silenziose e imprecazioni al bar per un asso sprecato. Tutto è perso ormai. Peccato! Tra le ferraglie elettriche di "Musicomio" non rimane altro che qualche sparuto vagito di fisarmonica e bouzouki a testimonianza di quello spirito libero che anima solitamente il cuore di chi suona folk. Quello spirito è stato barbaramente annichilito dagli stessi Rosaluna che in nome di un millantato rinnovamento musicale hanno assecondato le dinamiche più scontate del pop-rock contemporaneo piuttosto che sviluppare in una marcata direzione epico/mistico/evocativa le loro embrionali intuizioni, focalizzate intorno ad un etno/folk verace e passionale valorizzato da orchestrazioni spigolose tipicamente rock, come forse solo all'estero sono riusciti a fare gruppi come In Tua Nua, Celtas Cortos, Louise Attaque e Matmatah. A niente sono valse le collaborazioni ingombranti di Gatto Ciliegia vs Il Grande Freddo, Mustafa "Muce" Cengic , Alice Albertazzi degli Alix e Lorenzo "Loz" Ori dei Technogod forse, a loro modo, più inquinanti che contaminanti.
Se il Folk è femmina questo disco non ha niente di femminile se non la marginale presenza della brava Graziella Ferrise, autrice dei testi ma purtroppo relegata nelle retrovie in fase esecutiva e indebitamente defraudata del ruolo di cantastorie.
I veri Rosaluna non sono questi, non possono esser questi, ne andrebbe della loro credibilità. Preferisco immaginarli altrove con i loro strumenti, magari proprio a meditare nelle viuzze pulsanti di qualche lontanissimo paesello del Sud, tra bianchi panni stesi al sole, processioni silenziose e imprecazioni al bar per un asso sprecato.
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La recensione Musicomio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-04-10 00:00:00
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