L'ep di debutto di Angela Iris si intitola: "Un bel guaio", c'è chi confonde lo zucchero al posto del sale, d'altronde nessuno è perfetto, un disco che scorre bene, agile, d'impatto come la prima traccia "Guaio", che so già a memoria.
Chitarre e voce profonda, cinque tracce dal ritornello che diventa subito familiare. Cantautorato per ballate evocative, voce e piano come in "Fuori nevica".
Angela Iris punta alle stelle, e fa bene, dimostra una cifra stilistica ben definita, un timbro vocale riconoscibile, testi freschi, ma con quella vena nostalgica che tanto ci piace.
"Un bel guaio" è un lavoro impreziosito di ricordi, di immagini, di tempo che scorre, di vacanze al mare e foto da bambini, di conchiglie da raccogliere e gatti da fotografare.
"Orecchio" è la canzone più evocativa dell'ep, una miscela micidiale di nostalgia ritrovata, di tempi perduti, di storie finite e poi raccontate, di lunghe passeggiate, di porte chiuse e di piani da rifare, in un agosto che brucia dentro al petto, correndo verso il mare per vederne le luci, per sentirne il rumore.
L'ep è un buon biglietto da visita, per una cantautrice che si sta facendo spazio all'interno della scena milanese, un bel guaio davvero, di cui avevamo bisogno.
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