Dopo due anni dal precedente Rumore, Simone Cicconi torna con una nuova produzione in studio, Cosa potrebbe mai andare storto?
Il titolo è emblematico, e si proverà a dare una risposta. Il sound di Simone, in questo tempo trascorso, è andato arricchendosi, si è fatto più corposo e in parte grave, con distorsori sostenuti e un'abbondanza di parti elettroniche. C'è stato un salto -in avanti o indietro sta a ognuno deciderlo- in una dimensione in cui il cantautorato rock si solidifica, si mette l'armatura. E sarà vero che indietro non si torna? Non necessariamente.
Questa sicurezza acquisita fa funzionare solo in parte il disco, forse per un senso di "già sentito" che ci assale mentre le tracce scorrono nello stereo, forse perchè non c'è più quella mordace ironia a metà strada tra Silvestri e il primo Cristicchi, tipica dei precedenti lavori di Simone -sebbene Un'altra come te costituisca in questo una piccola e felice eccezione. Il mordente ha cambiato stile, divenendo più arrabbiato ma meno efficace nella resa lirica.
Non mancano comunque i momenti che funzionano. Si pensi al brano d'apertura, Il Vuoto -terzo singolo estratto dal disco, uscito un mese fa- oppure a Cover Band, dove il cantautore se la prende con le "imitazioni di velleità", con chi manca di personalità e si limita a riprodurre sempre il lavoro altrui. Poco azzeccato invece il feat. con Elettrone, la cui strofa, intrisa di generalismi, arriva a guastare un pezzo che era sulla giusta strada.
La sensazione che rimane alla fine dell'ascolto è abbastanza chiara. Cosa potrebbe mai andare storto è un disco suonato bene, ma abbastanza affaticato, a cui è mancato per spiccare quel quid di energia che Simone Cicconi è stato finora solito mettere.
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