Una fusione di generi e di varietà compositiva che manifesta un certo grado di libertà nella scelta del proprio percorso
Il nome scelto da questo terzetto di artisti marchigiani è forse più identificativo della loro idea di musica di quanto non sembri apparentemente. “Il Gioco” e il loro album omonimo infatti, rappresentano una fusione di generi e di varietà compositiva che manifesta un certo grado di libertà nella scelta del proprio percorso.
Libertà, divertimento, inventiva: caratteristiche necessarie affinché un gioco sia il più possibile avvincente e interessante.
La band ci mette il suo jazz sperimentale che si arricchisce di sonorità etniche e la miscela è certamente originale, seppure per certi versi troppo dispersiva. La formula sassofono chitarra e batteria è inusuale e a spiccare è l’assenza del basso (o dell’eventuale contrabbasso); un peso che la band prova e spesso riesce a trasformare in virtù grazie alla caratteristica delle composizioni che, slegate dalle forme e dagli schemi, diventano fogli bianchi da riempire con la ricerca e l’interazione tra i musicisti.
Il risultato è a volte pienamente convincente (“Portual Dance”, “Serrado”, “A Bright New Morning”), a volte si perde tra i suoi stessi labirinti, rimanendo indefinito, irrisolto. Non necessariamente un male se il percorso vira verso il jazz e le sue improvvisazioni decostruttive; meno lineare se l’obiettivo è quello di abbracciare il rock e le sue molteplici sfumature.
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La recensione Il Gioco di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-10-04 09:08:14
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