Recuperiamo il quarto lavoro della one man band di Franco Turra, in cui generi, stili ed epoche diverse trovano il loro trait d’union.
A cavallo di “Lingua (Vol.1)”, il nuovo EP dei Grand Guignol Diabolique composto e registrato durante il lockdown e pubblicato pochi giorni fa, i nostri ci propongono la recensione del loro quarto disco, “Export Diabolique”, pubblicato nel 2015 e che, a quanto dicono nella loro biografia “ottiene un ottimo riscontro, ma rimane un oggetto di culto, non potendo contare su promozione e quant’altro necessario”. Cerchiamo quindi di salvare questo lavoro dall’oblio, più che altro perché ha diverse ragioni per meritare almeno un ascolto.
C’è da dire subito che, a primo acchito, in momenti diversi e brani diversi di questo disco vengono in mente alternativamente Beatles, Rolling Stones, Black Sabbath, Deftones, Korn, U2, Depeche Mode, Pulp, Soundgarden, Suede, AC/DC… e potrei continuare a lungo. Viene da chiedersi perciò come abbia fatto la band bolognese (o meglio Franco Turra, nelle vesti di questa sua nuova one man band e qui accompagnato dal solo Luca Lodi negli assoli di chitarra) a far stare in 11 tracce tutta questa roba, questi stili e queste influenze decisamente diverse. La risposta è che effettivamente il risultato finale non è particolarmente omogeneo (ma come avrebbe potuto?) eppure ciò che sorprende è quanto questo libero e spudorato assemblaggio di pezzi opposti del puzzle della musica, ritagliati perfino da epoche diverse, riesca comunque a filare liscio e a risultare “coerente” (virgolette d’obbligo). Ironia della sorte, “Export Diabolique” è il primo disco di Turra interamente cantato in inglese, dunque almeno nella lingua una coerenza c’è, benché sappiamo che è durata poco, visto che già il succitato “Lingua (Vol.1)”, come si intuisce dal titolo (e anche dalla copertina), è fiero di vagabondar tra i lessici e divagar tra i linguaggi alternando la lingua di Sua Maestà con la lingua madre del nostro e, dulcis in fundo, con il francese.
Tuttavia “Export Diabolique” è un album che, pur essendo una compilation imbizzarrita che percorre sentieri a suo piacimento senza preoccuparsi di viaggiare dritto, colpisce nel segno mostrando l’abilità di Turra di tenere insieme appassionatamente tutti gli atomi del suo background dando vita ad un composto chimico insolito e affascinante.
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La recensione Export Diabolique di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-09-09 13:35:03
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