Un gran bel disco di musica sperimentale. Anzi onirica
Quando parte "Torture room", la quarta traccia di questo "Haunted Houses" di Alessandro Barbanera abbiamo già un'idea abbastanza precisa di quanto scrivere a proposito della recensione. Già perché il lavoro dell'artista umbro, seppur sia in modo genuino un disco sperimentale e anche arduo all'ascolto, sin da subito mostra la sua vera natura. Una natura, appunto, catafratta, cioè costituta da diverse scaglie metaliche che la rendono, come dicevamo prima, non semplice da "aprire" ma che consente una maggiore rifrazione della luce, una luce elettrica/elettronica magari.
E proprio di rifrazione, anzi di diverse modulazioni della luce e del suono si parla e si "sente" qui. Un disco perciò profondo e denso, dove l'impalcatura sonora, anche laddove risulti più labile, è sempre ben presente e baricentrica per l'intera opera. Prendete anche un pezzo come "Pure", che inizia quasi in sordina e poi cresce, in maniera inesorabile direttamente dentro le vostre cuffie. Perché, decisamente, questo è uno di quei dischi che andrebbero ascoltati proprio senza se e senza ma con le cuffie. Non tanto per un moto di snobismo o di purezza del suono sempre e comunque, quanto perché Barbanera ha realizzato un album agglutinante e avvolgente. Se, anche voi, vi lascerete avvolgere dalle sue spire del suono sarete andati al di sotto delle sopracitate placche metalliche così da scoprire "la luce che si rinfrange nel suono".
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La recensione Haunted Houses di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-09-11 08:08:00
COMMENTI (1)
Fighissimo