J'accuse
Sul Bordo Dell'Abisso 2005 - Psichedelia, Progressive, Alternativo

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”Sul Bordo Dell’Abisso”, chiamano il loro lavoro i J’accuse!, e già nel titolo si ritrova l’equilibrio irrequieto che forma il disco. È una lunga suite strumentale, su cui la voce medita e si inserisce a fare da messaggio subliminale, a volte raddoppiata come in un’eco, scura e acida insieme, straniante. Pink Floyd, ma anche una consistente memoria di certo rock progressivo italiano degli anni ’70, e brani di testo tratti dall’opera poetica di William Blake. Non a caso, da “Il matrimonio del cielo e dell’inferno”, metafora di opposti che si congiungono in un ordine. Un percorso, un racconto, quasi cinematografico, con ritmi che si dilatano e accelerano, del romanticismo non hanno solo le parole riadattate da Blake ma un gusto per il movimento, per le tempeste che gonfiano il cielo, per i notturni.

Una prova ben riuscita, ma (e questo è il limite maggiore del lavoro) troppo concisa per poter azzardare valutazioni: un solo brano, per quanto articolato, non permette di capire dove i J’accuse! vogliano andare a parare. Mi chiedo come affronterebbero un disco di durata maggiore, se con un altro continuum psichedelico, con una struttura a frammenti, o se invece potrebbero finire per assestarsi su un tiro più “convenzionale”. Spero non sia quest’ultima la strada che hanno in mente, perché è proprio la libertà quasi delirante con cui dipingono il loro quadro a renderlo degno di nota e di emozione.

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