Parlando il linguaggio ruvido e profondo del rock il cantautore realizza un disco spirituale e intenso dall’afflato cinematografico
Intimo e cupo come un requiem, minimale e ipnotico come un mantra, il secondo lavoro su lunga distanza di Nero Kane, “Tales of faith and lunacy”, evoca scenari desolati e tetri in cui la sinfonia disperata delle anime perse si fa spazio nella vegetazione sonora folta e selvaggia in cerca di redenzione.
Il cantautore milanese cambia prospettiva rispetto all’album d’esordio, “Love in a dying world”, rinunciando alla dimensione autobiografica per ricercare il senso dell’esistenza, del dolore, del peccato e della passione all’interno di storie altrui. Ad accompagnarlo in questo nuovo viaggio sonoro c’è ancora una volta l’eclettica artista Samantha Stella, qui non più solo videomaker e supporter nei live set ma parte integrante del processo creativo musicale, cantando integralmente e firmando i testi di alcuni brani nonché suonando organo e piano. E non solo Stella ha contribuito attivamente a forgiare e realizzare questo nuovo album di Nero Kane, ma anche Nicola Manzan (Bologna Violenta), che si inserisce tra le tetre trame strumentali con il suo violino, e Matt Bordin che, oltre a produrre, registrare e mixare il disco, suona chitarra, synth, organo e pedal steel. Ad accomunare invece questo lavoro con il precedente troviamo le melodie lineari e oscure che percorrono sentieri spinosi e ostili accompagnate da suoni sempre malinconici e decadenti.
Parlando il linguaggio ruvido e profondo del rock, Nero Kane sprigiona ancora una volta le folate di gelo dell’angoscia con cui costruisce racconti sonori introspettivi e laceranti.
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La recensione Tales of Faith and Lunacy di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-10-30 00:00:00
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