Analizzare contemporaneamente i primi due album di questo gruppo milanese può essere la cosa più logica, viste le affinità contenute in entrambi gli episodi, causa, almeno in parte, della produzione di Fabio Magistrali.
Il primo lavoro, uscito ormai due anni fa, è molto 'viscerale', avendo al suo interno 12 brani intensi, che fanno del ritmo la loro caratteristica principale, unendolo alle distorsioni di sospetta origine newyorkese. Personalmente trovo più echi di Seattle che non della metropoli americana situata sulla costa orientale, ma non è questo il problema; rimane il fatto che bisogna provare a dare una collocazione 'sonora' per capire almeno l'ispirazione della band.
Per quanto riguarda i brani, si perpecipisce un filo conduttore comune: delle progressioni ritmiche di notevole spessore. Ad esempio, "Panagulis", "Fino all'anima" e "Il tuo nemico in più", si avvicinano molto alla definizione, soprattutto l'ultimo della lista, che per dirla chiaramente... ha proprio un gran bel tiro!
"Gli occhi del cane" ha invece un finale particolare, in crescendo, con distorsioni in bell'evidenza a tenere incollato l'orecchio dell'ascoltatore. Nel resto del disco non mancano comunque arrangiamenti che tendono al metal, e nei due brani iniziali, in modo particolare, c'è la voce filtrata di Fede a renderli più accattivanti. Nel complesso i S.M.W.M. innalzano un muro del suono di notevole spessore e impregnano il disco di tale e tanta violenza elettrica che c'è poco spazio per i momenti di 'calma apparente'.
Naturalmente molti di voi sapranno che il chitarrista leader del gruppo, Xabier Iriondo, suona lo stesso strumento negli Afterhours, altra realtà rock della capitale lombarda; pur con tutto ciò gli echi della formazione capitata da M. Agnelli non si riscontrano in molte occasioni, anzi... Ad esempio il brano d'apertura del secondo lavoro, "Ottobrenovantasei", assomiglia veramente tanto alle sonorità dei JUNE OF 44, con la differenza che i S.M.W.M. cantano in italiano. Ne "Il vuoto elettrico" si sente comunque una evidente maturazione, forse perchè c'è una maggiore cura del suono e un tentativo di allargare gli orizzonti; si va dalla title-track a "Texaco tap", passando per "Dolores" e si colgono leggere somiglianze con i Massimo Volume, gli ormai defunti (?) Karma e il noise di cui prima avevo accennato. E in fondo l'ultimo dei tre richiami costituisce il canovaccio dell'intero lavoro; basta sentire "Test test" e "Le mie streghe" per cogliere ciò che voglio dire.
A livello dei testi non è facile dare delle indicazioni precise, soprattutto perchè l'ispirazione di Fede, cantante e autore delle liriche, è decisamente radicata nella quotidianità, ed è impresa ardua riuscire a decifrare le parole, visto che il booklet del cd contiene solo immagini e credits dell'album. In definitiva non rimane che consigliarvi l'approccio alla proposta sonora dei S.M.W.M. se vi piacciono i primi Soundgarden e gli inizi degli Aliche In Chains, debitamente miscelati con suoni e soprattutto 'rumori' riconducibili ad un panorama indipendente americano.
Di certo non aspettatevi una fotocopia (...per fortuna!) degli AFTERHOURS: rimarrete delusi!
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La recensione S.M.W.M./Il Vuoto Elettrico di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1998-11-21 00:00:00
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