Capitolo trentanove della discografia di Alberto Nemo: stavolta tocca ad Aspidistra, album che ripresenta nella loro veste più tradizionale le trame liriche sperimentali e oniriche del cantautore di Rovigo. Otto brani musicalmente oscuri, che si servono della solita poetica raffinata e ricca di spunti otto/novecenteschi.
L'aspidistra è una pianta che ha un fiore nascosto, tanto da passare quasi inosservato fino a che non sboccia e non renda visibile il suo frutto. La fioritura dell'aspidistra non è un buon presagio, per questo motivo il suo significato simbolico è ben lontano da quello di speranza e di rivincita che si trae da La Ginestra di Leopardi. L'aspidistra è diventata simbolo letterario grazie a quel genio assoluto di George Orwell: l'autore di 1984 ne ha interpretato i cattivi presagi associandoli al simbolo della cultura borghese e reazionaria che vince sull’animo poetico e idealista degli artisti.
Alberto Nemo non è un vinto anzi, la sua tenacia artistica è ammirevole; la sua maniera di approcciarsi alla musica è unica e i suoi lavori lo confermano. Anche in questo album sono presenti i tratti caratteristici del cantautore, che torna un po' alle origini della sua esperienza musicale. Putroppo ormai ci siamo talmente abituati alla sua musica che è impossibile non notare una certa ridondanza artistica, a tratti anche pesante da smaltire. Resta comunque un ascolto valido, impregnato di spirito poetico genuino e da assurdi viaggi vocali, spesso sopra le righe.
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