Il terzo album del progetto napoletano Grammo di Soma, al secolo Antonio Iannone, si chiama ‘NO’ ed è, manco a dirlo, la negazione di ogni possibilità di comunicazione dotata di senso compiuto. Non ci sono quasi parole nell’album, neanche nei titoli, ma ci sono invece collage sonori che inglobano diversi estratti audio catturati dalla sfera mediatica. Annunci di dirette, inviti ad apericene, lavaggi di vestiti, la ricetta della carbonara. Potrebbe sembrare una trovata simpatica, un ammiccamento all’egemonia mediatica di chefstar e ricette, e invece è quasi sconfortante sentir parlare di un guanciale caramellato che non possiamo né mangiare né vedere mentre sotto scorre la parodia ambient di uno shuffle jazz (!). Alla meglio è chiacchiericcio quasi insensato, come le lavatrici di ., o i brandelli di ? e %. Ci sono poche alternative a questa Babele di incomunicabilità: la parola, quella del doppio salmodiare metallico di =, mentre innalza un inno nichilista al nulla in quello che è l’unico (riuscito) tentativo di mettere su una narrazione ‘diretta’ attraverso testo e voce. Oppure, chiaro, quella del suono puro: gli oscuri ambienti elettronici di % e ., la violenza sonora di ? e =. fra bordate di basso distorto, batteria e suoni taglienti che rimandano alla lezione hardcore degli oltranzisti d’Italia Zu e Zeus . Oppure il silenzio, quello del conclusivo x, un eloquente minuto cageiano che, invece che ai rumori di sottofondo di una sala da concerto, probabilmente lascerà spazio solo alla solitudine delle nostre stanzette. ‘NO’ non è un album per tutte le orecchie, e neanche aspira ad esserlo: è fatto di suoni aggressivi e ambient inquietante, della sensazione angosciosa dei discorsi senza senso e del silenzio. È però un album che nella sua cripticità intrinseca ha una poetica ben chiara, e un’estetica che piacerà a chi ama l’hardcore “di concetto” come quello di Bologna Violenta.
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