Il lungo parto di un elefante. Queste le poche e profetiche parole allegate dalla band alle cinque tracce che compongono il nuovo ep It's An Elephant. I The Weakest Baboons ci soprendono ancora come avevano fatto nei lavori precedenti e lo fanno nuovamente con la giusta dose di follia e schizofrenia sonora.
Acme Vulgaris apre le danze nella maniera più devastante, con cambi di ritmo e atmosfere che aprono la mente agli infiniti significati di imprevedibilità: un post rock figlio degli anni Novanta che si è evoluto al punto da inglobare psichedelia, prog, shoegaze, un minestrone che può disgustare o farci innamorare definitivamente, in questo caso andiamo decisamente verso la seconda. Il trio fa una musica potente, a momenti straordinariamente trascinante come ne El Perro, brano che ricorda i Queens Of The Stone Age tanto quanto i Motorpsycho. Having Sax è un pezzo quasi sorprendente per un disco del genere, mood malinconico e voce a tratti sottomessa da un sound che finisce per esplodere all'improvviso in un vortice polveroso giunto a noi direttamente dai primi vagiti grunge di Seattle. Il piacevole parto è definitivamente concluso dopo i quasi sette minuti di In A While, Crocodile + la caotica ghost track, altro momento memorabile di questo lavoro.
Gioventù sonica per eccellenza, i The Weakest Baboons ci fanno sentire in colpa. Siamo colpevoli per aver creduto ad un certo punto che le chitarre (certe chitarre), accompagnate da un'attitudine giusta, potessero non avere più nulla da dire in questo mondo di flow e di itpop riciclato all'infinito. Bene così, ci sbagliavamo, ci siamo distratti e lasciati ingannare. In fondo, però, non abbiamo mai smesso di credere nel ruock allo stato grezzo.
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