Pop malinconico impantanato nei ricordi, che sa stringere il cuore
Il 14 febbraio 2020 usciva Diadora, primo singolo dei Bosco dopo il disco d’esordio, Era, che risaliva al 2015. Parlare di questa musica tre anni dopo fa un po’ effetto, visto il tempo e le cose che sono trascorse nel mezzo, visto il significato diverso che potrebbe avere oggi quel cantautorato impantanato nella malinconia delle tastiere, del dialogo vocale uomo-donna, dell’ammissione sottovoce di non essere i Baustelle, o gli Amor Fou.
Diadora è una canzone della domenica pomeriggio, leggermente compiaciuta del proprio essere inguaribilmente malinconica. Le due voci dei Bosco si alternano per elencare che cosa tornerà, e cosa è già passato. Le bombe, lo stare bene, sensazioni e immagini mai troppo specifiche da essere dettagli, mai troppo vaghe da essere entità astratte. Si prova a giocare col linguaggio, accendendo i fari sui significati, fino a quando nel ritornello subentra l’angoscia. Ironia della sorte, l’angoscia salva sempre il tutto, quando trattata a dovere.
Scrivere canzoni che siano calderoni di ricordi, anche il potenza, funziona, anche se potrebbe suonare come un salvataggio semplice, una soluzione che non richiede il massimo degli sforzi. In Diadora emerge però l’innegabile efficacia del ritornello, che usa armi facili ma prende subito il cuore. I Bosco parlano in modo onesto a una fetta umana che ama crogiolarsi nel ricordo di birrette al mare e camminate a Roma, e lo fanno bene.
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La recensione Diadora di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-01-28 18:11:38
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