Esperienze eterogenee, dal pop al jazz, a comporre un variegato background d'esperienze che da sette anni a questa parte animano il progetto Sky of Birds; sul finire di questo strano 2020 arriva l'atteso, secondo disco della band intitolato “Matte Eyes / Matte Moon” per Miacameretta Records.
Dieci episodi dalla matrice univoca, ma ognuno con carattere carismatico ed anima ben definita: l'incedere solenne delle composizioni si alterna fra introspezione e vibranti sferragliate sonore; la matrice folk incontra un post-rock d'autore, in una spirale di note e sinestesie tra i sensi che fanno precipitare i timpani in una bellissima spirale d'ascolto. È una prova studiata ed orgogliosa quella confezionata dalla band di Frosinone, che dimostra di saperci fare alla grande con un registro espressivo ormai solido e codificato. Le creazioni sul pentagramma si fanno beffa dei minuti e dei secondi, e nonostante il timer presenti esecuzioni quantitativamente anti-pop le cuffie ci lasciano il sentore di musica che scivola via senza accusare pesantezza o ampollosità.
L'elettronica quale forma integrativa, l'approccio in full band come dogma performativo: Sky of Birds conferma quanto di buono evidenziato nella prima prova sulla lunga distanza, rincarando la dose in un album carico di tensione emotiva finalizzata ad un ascolto quasi cerimoniale, certamente lontano dal resto del panorama alternativo italiano.
Più dischi così, please.
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