Meditazione e indagini interiori. Il cammino spirituale e musicale di Shyam Sundar.
Anni di ricerca, di meditazione. “El puente” nasce così, da un lavoro spirituale prima che musicale, da un’indagine interiore. Potenza dell’ashram. Potenza della filosofia orientale, del silenzio, della pratica contemplativa.
Shyam Sundar, all’anagrafe Stefano Galizia, ha camminato parecchio prima di arrivare all’appuntamento con il suo primo album. E magari si sarà affidato anche a massicce lezioni di yoga. Un cammino che lo ha portato alla realizzazione di nove pezzi strumentali, al netto di qualche inserimento vocale qua e là, di ispirazione new age ma con evidenti elementi “altri” che rendono il lavoro del musicista brianzolo parecchio interessante. Come non trovare tra le sue creazioni qualche influenza math, specie nelle cavalcate chitarristiche che impreziosiscono “Shakti”, se non un certo piglio jazz (i fraseggi della batteria in “Haidakhan”) o di derivazione etnica?
I brani sono costruiti attorno agli arpeggi acustici della chitarra, presa in consegna dallo stesso Shyam Sundar, attorno ai quali si ritagliano spazio, fino a intersecarli, il clarinetto, il bansuri, l’immancabile tabla, il flauto. Le atmosfere non sono mai sopra le righe, sembrano create per la meditazione, per agevolare il rilassamento dei sensi. Di tanto in tanto fanno capolino, in sottofondo, il rumore del mare, il canto degli uccelli, quasi a creare un legame con madre terra e la sua energia, a edificare un ponte, quel ponte richiamato nel titolo, con il divino.
Al di là di qualsiasi implicazione di carattere spirituale, “El puente” è un disco piacevole e ben suonato, il cui ascolto potrebbe arricchire le nostre giornate troppo veloci e sin troppo effimere per essere vissute intensamente. Basterebbe provarci.
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La recensione El Puente di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-11-27 23:54:00
COMMENTI (1)
Geniale, mi fa sognare