Un trip sospeso tra ambient e industrial, oscuro e claustrofobico.
È difficile parlare di un disco come “Re dei re minore”, nuova uscita del producer Nàresh Ran: si sente il rischio di stare svilendo ad ogni parola un’opera che invece punta ad avere una dimensione ineffabile, da rito iniziatico, da viaggio misterico. Quattro tracce di durata abbastanza elevata obbligano l’ascoltatore a fermarsi e a intraprendere questo percorso, spingendolo ad abbandonarsi ad esso senza riserve. L’apertura è affidata a “kutna_hora”, dove le voci di un coro lontano si dispiegano su un tappeto ambient alla Burial, facendoci inginocchiare di fronte a non si sa quale divinità sepolta, per poi decomporsi in una serie di distorsioni caotiche e informi. La successiva “veglia” è un trip dalla profondità spaziale, da godersi ad occhi chiusi, sdraiati sul proprio letto: la serenità della melodia è turbata incessantemente da disturbi nella trasmissione, come una pace impossibile da avvicinare realmente. “a_r” costituisce un passo successivo: passeggiando sulla riva di quello che potrebbe essere un oceano, sembra possibile raggiungere una qualche forma di quiete e riappacificazione con l’universo. Il finale con “re_minore” sembra rimettere tutto in discussione: un racconto allucinato di un amore totalizzante per il dolore si dipana su una base industrial. Forse la tanto agognata pace si trova dove meno la si andrebbe a cercare? “Re dei re minore” è un disco non per tutti: la sua intensità emotiva, e la forma musicale utilizzata per veicolarla, la rendono un’opera che chiede molto all’ascoltatore, ma che sa anche restituire molto, ascolto dopo ascolto. Da gustare con calma e attenzione.
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La recensione Re Dei Re Minore di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-11-23 00:00:00
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