Un viaggio in 14 brani alla scoperta della scena italiana e delle varie sfaccettatura del rockabilly
‘ROCKABILLY MADE IN ITALY Vol.3’ è un viaggio alla scoperta della scena rockabilly italiana in 14 brani di altrettante band: un viaggio geografico da nord al sud dello stivale, dai veneti The Rotten Rockers e Pete & the Shine Brightsai siciliani Barons80 e Don Diego Trio passando per il centro Italia (Ricky Rialto & The Green Rats, Peggy Su), attraverso gli anni, con band in giro anche dagli anni ‘80, e fra inediti, rivisitazioni in stile e classici del genere (Fats Domino, Roy Hall). Soprattutto, un viaggio intorno alle varie sfaccettature di un genere che forse troppo facilmente viene ricondotto ad un generico rock’n’roll anni ‘50. E invece il rockabilly è uno stile che ha vissuto parecchie contaminazioni e aggiornamenti, dalle sue origini di metà secolo fino al revival punk degli anni 80 con Stray Cats e The Cramps, e questa compilation ha sicuramente il merito di intercettare e ricollegare diversi pezzi della sua lunga epopea. Innanzitutto c’è il classico sound anni ‘50, quello che ha sancito la nascita del rock’n’roll, con l'italoamericana Rockabilly pizza dei MillionEuro Quartet ft. Greg (sì, Greg di Lillo e Greg), Vince Mannino e i Four Vegas con la ballad elvisiana Almost Nineteen; ma ci sono anche le coeve contaminazioni con gli altri linguaggi della musica a stelle strisce di allora: il country western dei The Same Old Shoes e Pete & the Shine Brights, due momenti nello stile del primo Johnny Cash che sono forse i migliori del lotto (in fondo il rockabilly arriva proprio dalla fusione fra country e R&B), o il doo-wap tutto cori e armonizzazioni dei New Tones. In un’ottica meno filologica e più retrò ci sono il soul dei Peggy Sou, o i Barons80 con la rivisitazione surf-rockabilly del tema di Spider-Man, telefonata ma sicuramente divertente, e andando avanti in un ideale ordine cronologico il Teddy Boy style inglese e il neo-rockabilly di The Rotten Rockers e Ricky Rialto & The Green Rats. Tante sfumature, ma una sostanziale coerenza di stile e di interpretazione; anzi, sono solo i Peggy Sue, unica formazione con voce solista femminile, a rompere una certa monotonia vocale che per fortuna è bilanciata dalla relativa varietà di sound e arrangiamenti. Alla fine questa compilation, oltre a scattare una fotografia della scena rockabilly italiana, può essere un buon approfondimento sulle diverse sfaccettature di un genere classico di cui spesso si ha poco più di un’immagine bidimensionale.
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La recensione ROCKABILLY MADE IN ITALY vol.3 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-10-25 19:10:19
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