ODLA
Oltre il cielo alberato 2020 - Cantautoriale, Alternativo, Rock d'autore

Oltre il cielo alberato
18/11/2020 - 01:12 Scritto da Davide Bonfanti

Un disco di cantautorato che ripesca a piene mani dalla tradizione dei menestrelli e dei cantastorie, dove la musica è pretesto per raccontare vicende nelle quali identificarsi e sulle quali riflettere.

Cosa vuol dire fare il cantautore in Italia nel 2020? La mente vola immediatamente ai progetti che abbiamo imparato a conoscere negli ultimi anni, quasi tutti cresciuti nell’incubatrice del cosiddetto itpop e ormai arrivati ad un successo più o meno mainstream. La formula alla base delle loro canzoni in molti casi è così riassumibile: racconti ispirati alle proprie vicende personali e intrecciati all’espressione della propria interiorità, il tutto trattato in modo più o meno leggero ma comunque in chiave personale, nella speranza che l’ascoltatore riesca ad identificarsi nel pezzo in questione. Odla, moniker dietro al quale si cela Aldo Tanzi, ventisettenne trentino al suo esordio con il disco “Oltre il cielo alberato”, decide di percorrere una strada diversa: una strada le cui origini passano per De Andrè, risalgono fino ai menestrelli rinascimentali e ai bardi medievali, indietro fino agli aedi dell’antica Grecia. È la strada di chi con la musica vuole narrare una storia, di chi mira a raccontare la vicenda di un singolo uomo che sia in grado di parlare a tutti quanti gli uomini, raggiungendo quell’universalità che trascende tempo e spazio.

Ecco quindi che “Oltre il cielo alberato” ci parla di Hassan e della fuga dalla sua terra dilaniata dalla guerra; presto però i connotati di questa vicenda sfumano nell’indefinito, e la storia di crescita del protagonista, del suo ritrovare il proprio posto nel mondo, smette gradualmente di essere “Una storia altrui” per diventare la vicenda di ciascuno di noi, del ripartire ogni volta dalle proprie macerie per ricrearsi ad ogni nuovo giro di giostra. Gli arrangiamenti e le parti strumentali, pur essendo piuttosto minimali ed asciutti, non si limitano ad essere il pretesto su cui declamare i versi delle varie canzoni, ma sono parte imprescindibile dell’identità di ciascun pezzo: i richiami a De Andrè (“I pescatori di Lete”) sono bilanciati da brani più leggeri, da chitarra suonata attorno al falò (“Al fuoco di luna”); l’apporto delle tastiere, come nella doppietta finale “Terra che senti” e “San Giuseppe da Copertino”, contribuisce ad ampliare gli orizzonti sonori e a donare ariosità alle composizioni.

Bisogna riconoscere, a dirla tutta, che in alcuni frangenti ci si sente un po’ frastornati dall’estrema verbosità del disco: il continuo fluire di parole e frasi rende un po’ accidentato e macchinoso seguire le canzoni, a meno di prestare una continua e cospicua attenzione. Lasciare alcuni passaggi più alla suggestione della musica che alle parole avrebbe probabilmente giovato allo scorrere dell’opera.

In ogni caso, “Oltre il cielo alberato” è un eccellente esordio, e rivela Odla come un valido erede della tradizione del cantautorato italiano più impegnato.

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.