Dietro a Canale Paesaggi c’è tutta la disillusione di una generazione cresciuta con gli occhi sempre incollati uno schermo, concentrata in mezz'ora di claustrofobica psichedelia
È notte fonda e non riuscite a dormire. Vi alzate dal letto, andate in salotto, vi piazzate sul divano e accendete la TV. Iniziate a fare zapping tra i meandri più reconditi dell’etere fino a imbattervi nelle frequenze di un canale locale di bassissima lega. Ipnotizzati, vi perdete nelle surreali immagini che passano sullo schermo, finendo in uno stato di catatonia completa, un effetto simile alla cassetta che traina la narrazione di Infinite Jest di David Foster Wallace.
Dietro a Canale Paesaggi, secondo album dei poco più che ventenni Post Nebbia, c’è tutta la disillusione di una generazione cresciuta con gli occhi sempre incollati a uno schermo, dove virtuale e reale si scambiano, si fondono tra loro, fino a non riuscire più a distinguerli. Il bingewatching, la dipendenza dal trash televisivo, la sindrome di Stendhal della mediocrità di fronte all’infinita offerta di monnezza in streaming diventano lo stratagemma con cui Carlo Corbellini, leader della formazione padovana, dà la sua prospettiva sulla realtà. Un concept album che fotografa l’alienazione digitale a partire già dal titolo, un riferimento alla linea temporale distopica di Ritorno al Futuro – Parte II.
Canale Paesaggi è un disco che riesce a raccontare con lucidità e una leggera ironia il rapporto tra spettatore e la televisione, dalle pubblicità incomprensibili ai deliri di Alessandro Orlando su Telemarket, dalle improbabili trasmissioni delle reti regionali – di cui si sente qualche estratto tra una traccia e l’altra – all’umorismo fuori controllo di Eric Andre e affini. Lo straniamento di fronte al televisore e, per estensione, a tutto ciò che è un video, viene veicolato dalle spirali ipnotiche della chitarra, dai groove serrati di batteria, dai sontuosi giri di basso e dalle carezze lisergiche dei synth, in neanche mezz'ora di claustrofobica psichedelia.
Non più solo l’influenza – quasi una condanna – di Tame Impala e Arctic Monkeys: tra le frenetiche immagini di Canale Paesaggi scorrono anche i volti di J Dilla, Piero Umiliani, Calibro 35, Beatles e DEVO, in un'allucinata sequenza mandata in onda da un'immaginaria emittente sorella di Videodrome di David Cronenberg. Il tutto ad appena vent'anni.
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La recensione Canale Paesaggi di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-10-23 08:00:00
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