I giorni comunque belli è il titolo del disco d'esordio di Michele Calabrò, in arte Il Malandrino, cantautore torinese di origini calabresi con diverse esperienze musicali alle spalle.
Il suo è un lavoro che si compone di nove brani che spaziano tra il cantautorato pop nostrano e l'elettronica, con uno stile vocale in grado di esplorare e di prendere strade diverse di volta in volta. Dalle prime note de "I tuoi ricci" si sente immediatamente l'influenza di un mostro sacro degli ultimi anni, quel Cosmo che ha fatto ballare migliaia di persone coniugando elettronica, house e pop in un unico verbo e trovano il loro denominatore comune: brano abbastanza riuscito, con un ritornello efficace e un ritmo decisamente trascinante. L'artista torinese è in grado di cambiare registro in maniera rapida, passando dalle sfumature rap a quelle r'nb in "Non chiedermi più" e aprirsi subito dopo alle atmosfere decisamente più pop e radiofoniche smielate di "Innamorati di me" senza perdere i punti di riferimento. Decisamente interessanti le sonorità di "Panda granata", tra i pezzi dal sapore più nostalgico e tra i più originali del disco insieme alle atmosfere elettro-malinconiche de "L'America" e quelle elettro-funk anni Ottanta presenti in "Di notte". Il disco è un viaggio biografico che attraversa pensieri e sensazioni, piccoli spaccati di vita che prendono la loro piega più intima in brani come "Primo sguardo" e "Un giorno sarò vecchio" (bella l'esplosione sonora sul finale), che rivelano una penna ispirata e in linea con il nostro miglior cantautorato moderno.
I giorni comunque belli è un disco sincero, ispirato e intimo, in grado di raccontare piccoli e grandi momenti di vita con la giusta leggerezza.
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