Un'escursione cosmica al seguito dei Vailixi, accompagnati dalla loro commistione di alternative rock e grunge.
Pronti a partire? La destinazione è nientemeno che il sistema solare. Il mezzo di trasporto? Beddy il camper, perfettamente attrezzato per l’occasione. I compagni del nostro viaggio, invece, saranno i quattro membri dei Vailixi, che con il qui presente “A Trip to Venus”, loro album d’esordio, vogliono accompagnarci in un’escursione nelle immediate vicinanze spaziali del nostro pianeta.
Ecco, quindi, che le otto tracce del disco, altrettante tappe di questa zingarata cosmica, prendono ciascuna il nome di un pianeta, disegnando un itinerario lungo il quale i Vailixi ci accompagnano col loro suono, un recupero antologico di hard rock, alternative rock e grunge direttamente dagli anni Novanta. I pezzi qualitativamente più validi sono quelli in cui i Vailixi si lasciano più andare, sia dal punto di vista di potenza e distorsioni (“Pluto”, feroce nel suo incedere; “Mars”, abbastanza prevedibilmente, violenta come il dio della guerra al quale il pianeta deve il nome) sia che puntino invece ad un suono più evocativo e immaginifico, alla Deftones (“Uranus” e “Jupiter”, due brani ben giocati sulla dinamica del contrasto tra forte e piano).
Certo, “A Trip to Venus” non sarà il disco che resusciterà il rock, questo dobbiamo tenerlo presente. D’altra parte, è difficile anche solo immaginare un disco che possa salvare il rock al giorno d’oggi -da chi dovrebbe venire, poi? In "A Trip to Venus" i punti di riferimento musicali sono emulati con rispetto e ammirazione, ma senza quell'audacia che consente di apportare vere innovazioni al genere. Ma questo non è il momento per considerazioni sconfortanti: “A Trip to Venus” ci fa credere, per trenta minuti, di avere trent’anni di meno, e tanto basta.
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La recensione A Trip To Venus di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2020-11-22 17:55:18
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