"Tired Angels" è la canzone ambient e sperimentale per eccellenza. Ve lo diciamo così, senza neppure passare dal via perché, ancora una volta, Stefano Gallone aka Lameba si ha stupito. Ci ha stupito grazie a "Hail to the Frail" un lavoro ricco e molto denso seppur composto da soli quattro componimenti. Eppure nella costruzioni soniche qui proposte ci sta dentro un mondo. Forse addirittura due. Quello che è certo è che l'inquietudine che abbiamo provato nell'ascoltare la già citata seconda traccia è stato un sentimento fortissimo. Se è vero come è vero che la musica traduce in suoni ciò che le parole, spesso, non riescono a esprimere, "Tired Angels" è stata una sorta di biografia con note del nostro stato d'essere oggi, iddì novembre 2020.
Ecco perché un disco del genere è importante, perché Lameba, senza fare sconti a nessuno e non rinunciando neppure a un grammo del suo sperimentalismo, realizza un disco di notevole impatto sonoro e etico. Sì, etico, avete letto bene perché, come scrive egli stesso: "Questo lavoro nasce dalle paure, dalle incertezze e dalle inquietudini generate dal tragico periodo che tutti stiamo vivendo. Ma non vuole affatto rientrare nell'effimero (e per certi versi ridicolo) ambito degli "album nati dal lockdown" che in troppi si sono affannati ad affollare pur di sperare di ricevere un minimo di considerazione. Vuole invece essere un resoconto sonoro di un concetto tangibile – quello della fragilità (ora più che mai) – se preso per il verso giusto e inteso per quello che realmente è: una forza, non una mancanza; la dignità della stanchezza di doversi confrontare con sedicenti eroi ogni giorno che passa su questa Terra, quando i veri eroi sono altri e di certo non lo declamano ai quattro venti; un inverno consolante, al riparo dal finto calore di riferimenti mai consolidati". Scusate se è poco.
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